* ANNA ZEMANKOVA *(1908 – 1986)) |
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![]() A primo impatto le opere di Anna Zemánková sembrano documentare una delicata catalogazione del regno vegetale. Fiori, foglie e forme naturali, sono raffigurati su grandi fogli di carta con l’ausilio di matita, inchiostro, pastelli, ricami, collage, ritagli e forature. Basta poco per accorgersi che queste opere non sono una mera rappresentazione della natura bensì di un mondo interiore più segreto. Di se stessa diceva: “Coltivo fiori che non crescono da nessun’altra parte”, ma per cercare di avvicinarsi alle sue poetiche visioni bisogna però sbirciare dentro la sua vita. Anna Zemánková (originariamente Anna Veselá) è nata il 23 agosto 1908, seconda di quattro figli di una famiglia cattolica di Staré Hodolany, piccolo paese vicino a Olomouc, in Repubblica Ceca. Sua madre Adolfa governava rigidamente la famiglia, mentre il padre Antonin, parrucchiere e musicista popolare, aveva uno spirito più bohémien. Entrambe queste influenze hanno sicuramente fatto presa sulla giovane Anna, ma anche il panorama sociale e politico dell’epoca fu determinante per lei: un forte patriottismo, divenuto più marcato con la fine dell’impero Austro-Ungarico e l’indipendenza della Cecoslovacchia nel 1918, misto ad un’appassionata conservazione delle tradizioni, inclusi canti popolari, fiabe e disegni ornamentali folkloristici sono fattori importanti nel suo spirito. La giovane Anna Veselá si è appassionata alla pittura durante la sua adolescenza, concentrandosi su paesaggi realistici e dimostrando un sapiente uso del colore. I suoi desideri di studiare arte sono stati però ostacolati dalla famiglia, che preferiva per lei un’educazione più professionalizzante: divenne infatti dentista e nel 1931 aprì una piccola attività a Olomouc. Due anni dopo sposò Bohumir Zemánek, un luogotenente dell’esercito. Abbandonò dunque il lavoro per dedicarsi appieno alla famiglia: la coppia ebbe tre figli e la maternità fu un insieme di gioia e disperazione, soprattutto per la prematura morte del primogenito, causata da un cancro che lo colpì a soli 4 anni, più tardi ebbe anche una figlia. Essere madre, però, le permise di sviluppare il suo talento con la fantasia: inventava fiabe, costruiva giochi, decorava le stanze dei bimbi e cuciva vestiti. L’universo dei bambini riusciva a distrarla dal mondo degli adulti, dove il suo spirito artistico e romantico faceva fatica ad essere accettato. La promozione del marito al grado di maggiore fece spostare la famiglia a Praga, in un grande appartamento nella zona residenziale della città. Se in apparenza la vita sembrava andare per il meglio, all’inizio degli anni cinquanta Anna iniziò a soffrire di depressione: senza l’appoggio del marito, disciplinato ed introverso militare, il suo spirito romantico iniziò a prevalere manifestando forti crisi, aumentate anche da una difficile menopausa. Nel 1960, all’età di 52 anni, suo figlio Bohumil la incoraggiò a dipingere per provare a combattere la depressione e così Anna trovò nell’arte un modo per riprendersi e liberare il suo inconscio sognatore. Incominciò a disegnare fiori, che ha sempre amato, arricchendoli di forme e colori. I suoi turni artistici partivano alle 4 del mattino, prima delle faccende domestiche: in uno stato di estasi, intensificato dall’ascolto di musica classica, attraverso il disegno cercava di catturare le “forze magnetiche emanate da un mondo parallelo”. Per 25 anni si è dedicata a queste creazioni producendo migliaia di opere. Nell’alba riusciva ad essere più spontanea e spesso concludeva un’opera in una sola sessione. Altre volte ci tornava durante il giorno, mentre il marito era a lavoro e i figli fuori casa, superando le 8 ore sul tavolo da disegno. Quando iniziava a disegnare, non aveva idea della forma finale che avrebbe preso il lavoro. Lei diceva: “Funziona tutto da solo… non c’è bisogno di pensare”. I suoi fiori rimandano a illustrazioni botaniche di stampo rinascimentale o immagini di animali esotici e in molte delle sue opere si ritrovano influenze relative a disegni tessili e motivi floreali delle sue zone. Sono disegni straordinariamente dettagliati con un ritmo avvincente di spirali, arabeschi e forme geometriche, che fanno di Zemánková una figura importante nell’art brut. Anna organizzava mostre “a cielo aperto” e dopo pochi anni il suo lavoro è stato portato all’attenzione di Jean Dubuffet: alcuni suoi pezzi sono inclusi infatti nella Collection de l’Art Brut di Losanna. Sebbene i suoi argomenti siano rimasti pressoché invariati, una serie di fasi diverse – segnate dalla sua adozione di nuove tecniche, tra cui collage, ricami e lavori con perline – definiscono la carriera artistica di Anna Zemánková. Era uno spirito inquieto e nulla le impedì di smettere di lavorare alle sue opere, neppure l’invalidante amputazione delle gambe causata da una grave forma di diabete. La perfezione e il rigore di queste creazioni è sorprendente, ma sicuramente comprensibile pensando al fatto che per l’artista stessa il mondo parallelo a cui i dipinti le hanno permesso di accedere, è stato più gratificante del mondo “reale”. Nel 1979, Zemánková ottenne un riconoscimento significativo quando venne presentata al fianco di Henry Darger, Martín Ramírez e altri nella rivoluzionaria mostra collettiva alla Hayward Gallery di Londra, che è stata la prima grande mostra a dare visibilità al mondo dell’arte agli artisti visionari autodidatti. Più di recente, diciotto delle opere di Zemánková sono state incluse nella Biennale di Venezia 2013, organizzata da Massimiliano Gioni. In seguito un importante gruppo delle sue opere è entrato a far parte delle collezioni del Centre Pompidou. Molte sono le esposizioni in musei e gallerie dedicate al suo operato. |
Fonte: https://www.outsiderartnow.com/anna-zemankova/
Fonte: https://christianberst.com/en/artists/anna-zemankova
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