* HAZRAT INAYAT KHAN *(1882 – 1927) |
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![]() Musicista e mistico indiano. Nato il 5 luglio 1882 a Baroda (Gujarat), figlio di Rahmat Khan e Khatidja Bibi. Musicista iniziato nella scuola Nizani – branca della confraternita sufi Chistiyya, fondata da Nizam-ud-Din Aulia – e nipote del celebre musicista indiano Maula Bakhsh. Dopo la morte dell’amato nonno, Pir Hazrat Inayat Khan viaggia a lungo per tutto il continente indiano, fino a che, il 13 settembre 1910, si imbarca a Bombay su un piroscafo diretto negli Stati Uniti, dove la sua enfasi si viene spostando verso l’unità di tutte le religioni. La prima discepola che gli si avvicina in America è la statunitense di origine russo-polacca Rabia Martin (1871-1947, nata Ada Ginsberg), inizialmente designata da Hazrat Inayat Khan a succedergli alla guida dell’Ordine Sufi, ma che in seguito alle molteplici divisioni accadute alla morte del fondatore fra i suoi seguaci (che non accetteranno la leadership di Rabia Martin, tranne che in Australia e Brasile) diventerà un’insegnante sufi autonoma, prima di aderire – fra il 1942 e il 1943, con i suoi discepoli – al messaggio di Meher Baba (1894-1969). Nel 1912 Pir Hazrat Inayat Khan lascia l’America per l’Inghilterra, dove sposa Ora Ray Baker (Pirana Sharda Amina Begun, 1892-1949), e dove elabora l’idea del futuro Movimento Sufi, e negli anni fra il 1920 e 1926 viaggia a lungo in Europa e America, fondando centri in dodici paesi. Nell’ottobre 1923 visita anche l’Italia (viaggio che ripeterà nel gennaio 1925), tenendo varie conferenze a Firenze e a Roma per un pubblico composto prevalentemente da membri della Società Teosofica: a tradurre i suoi discorsi pubblici è Roberto Assagioli (1888-1974), e a dirigere il suo primo gruppo di discepoli è Angela Alt, che radunerà presto un nutrito gruppo di teosofi suoi simpatizzanti. Nel 1926 torna in India, dopo un’assenza durata diciassette anni, e muore inaspettatamente il 5 febbraio 1927 a Delhi, in India. I suoi discepoli ne divulgarono i pensieri, raccolti in libri come “Il messaggio”, “Note di musica silenziosa” e “Perle dell’oceano invisibile”. Fondò la “Universal Sufism”, un movimento spirituale basato sull’unità di tutti i popoli e di tutte le religioni. Il suo messaggio universale della Divina Unità, il Tawhid, predicava l’amore, la pace, l’armonia e la libertà spirituale, mostrando l’efficacia del Sufismo per il pubblico occidentale del tempo. L’Ordine Sufi insiste sull’unicità di Dio, della legge, della religione e della verità per tutti gli uomini, e anche sull’esistenza di un primo “libro sacro” a tutti comune: il “manoscritto della natura”, cui tutte le tradizioni attingono. Le tecniche di meditazione, la danza e la musica derivano (non senza qualche variazione) dalla tradizione Nizani. Su Hazrat Inayat Khan, si vedano: – “Biography of Pir-o-Murshid Inayat Khan” – East-West Publications, Londra 1979; Elisabeth de Jong-Keesing, Fra i testi di Pir Hazrat Inayat Khan, in italiano, si segnalano:– “In un roseto d’Oriente” – (1988); |
FONTE: https://it.wikipedia.org/wiki/Inayat_Khan
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