* MARIA VALTORTA *(1897 – 1961) |
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![]() Maria Valtorta (Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961) è stata una mistica cattolica italiana. La vita Nacque da genitori lombardi. Il padre era ufficiale di cavalleria e la famiglia Valtorta traslocò diverse volte, prima di stabilirsi definitivamente a Viareggio. La condizione familiare piuttosto agiata permise alla giovane Maria di frequentare il prestigioso Collegio “Bianconi” di Monza, dove ricevette un’educazione classica, segnalandosi soprattutto per l’eccellente padronanza della lingua italiana. Ma, prima ancora della conclusione degli studi, la sua vita fu segnata dai primi scontri con la madre, la quale infranse il suo sogno di sposarsi. Inoltre, nel 1920, subì una aggressione da parte di un sovversivo comunista il quale, sferrando un forte colpo sul fianco con una spranga di ferro, le lesionò la spina dorsale: questo fu l’inizio di un interminabile calvario medico che, nel 1934, la vide infine costretta a letto, semi-paralizzata dalla vita in giù. Nonostante le crescenti difficoltà, Maria Valtorta si dedicò interamente all’approfondimento della fede cristiana cattolica, anche come delegata dell’Azione Cattolica, finché glielo permisero le sue forze. La lettura dell’autobiografia di Teresa di Lisieux “Storia di un anima”, fece maturare in lei la decisione di offrirsi come vittima: “Vittima d’Amore prima, per consolare l’Amore divino che non è riamato, e poi anche di Giustizia, per la salvezza delle anime e del mondo”. Maria ValtortaSopraggiunta la paralisi, pensò di dedicarsi alla scrittura e abbozzò un romanzo a sfondo autobiografico, “Il cuore di una donna”, che, tuttavia, non condusse mai a termine, in parte per ragioni di obiettiva difficoltà, ma soprattutto perché, nel corso del 1943, la sua vita, che ella credeva ormai prossima alla conclusione, conobbe una svolta radicale. In quell’anno, ella incontrò un sacerdote servita, padre Romualdo Maria Migliorini, ex-missionario destinato al convento di Viareggio; questi divenne il suo direttore spirituale e le chiese di scrivere la propria autobiografia. Ella, superata l’iniziale riluttanza a rivangare un passato ancora doloroso, obbedì e, nell’arco di pochi mesi, riempì sette quaderni autografi. Profondamente devota a Maria Addolorata, entrò nel Terz’Ordine dei Servi di Maria il 25 marzo 1944, solennità dell’Annunciazione, proprio presso la comunità di Viareggio. Il secondo e cruciale evento dell’anno si verificò il Venerdì Santo: Maria avrebbe udito una “voce” – che pensò essere la voce di Gesù – la quale la induceva a scrivere, come sotto dettatura. Quel primo “dettato” segnò l’inizio di un’opera monumentale: tra il 1943 e il 1947, con “punte” fino al 1951, Maria vergò di getto, senza rileggere, centoventidue quaderni autografi, che contengono tutte le opere diverse dall’Autobiografia, scritte a episodi, di getto e in contemporanea. Eppure, da quelle condizioni di salute e di lavoro – per di più aggravate dagli eventi bellici, che la videro anche sfollata – nacquero testi corposi e organici. Ben presto, la presunta “voce” di Gesù – cui, nei “dettati”, si aggiunsero via via anche l’Eterno Padre, lo Spirito Santo, Maria Santissima e l’Angelo Custode della scrittrice – indicò come principale la grande opera sul Vangelo, che, una volta completata, avrebbe visto descritta (in una serie di “visioni”) e commentata (nei “dettati” che accompagnano i singoli episodi) la vita di Gesù e Maria, dall’Immacolata Concezione fino all’Assunzione. Padre Migliorini cominciò ben presto a formare copie dattiloscritte di quanto Maria andava scrivendo e anche a farle circolare, sebbene ella e anche questa “voce” fossero contrarie a qualsiasi divulgazione degli scritti prima della morte di Maria stessa. Tale divulgazione, tuttavia – necessariamente frammentaria – attirò l’attenzione del Sant’Uffizio, che ordinò il ritiro di tutti i dattiloscritti in circolazione. L’intera opera della Valtorta fu comunque sottoposta, per una sua valutazione e giudizio, all’allora pontefice Pio XII – (vedi l’Osservatore Romano di venerdì 27 febbraio 1948), il quale dopo averla attentamente consultata diede disposizione di pubblicarla e di leggerla “così come è stata scritta”. Questo per evitare che alcuni zelanti chierici potessero in qualche modo censurare alcuni passaggi e capitoli che a loro dire risultavano essere poco edificanti. Va detto che l’opera ha subito inoltre approfondite analisi da parte di molti eminenti teologi cattolici i quali dichiararono unanimemente che questa era assolutamente conforme alla ortodossia cattolica. Maria Valtorta inoltre mentre era impegnata nella stesura del suo Evangelo riuscì a riempire una grande quantità di quaderni tanto da poter formare in seguito ben 3 volumi di oltre 400 pagine l’uno il cui contenuto risultava integrativo dell’opera principale. Questi volumi sono titolati rispettivamente Quaderni 1943 / 1944 / 1945-50. Si pensò allora ad un’edizione a stampa di tutta l’opera principale, ma svariate difficoltà si frapposero alla realizzazione del progetto: soltanto nel 1956 vide la luce il primo di quattro volumi, intitolato “Il Poema di Gesù”, per i tipi delle Edizioni Pisani. Peraltro, nei volumi successivi, che furono pubblicati con cadenza annuale fino al 1959, il titolo – suggerito dal noto clinico Nicola Pende, firmatario del Manifesto degli scienziati razzisti ed estimatore dell’opera, fu modificato in “Il Poema dell’Uomo-Dio”, poiché la versione originaria era già stata usata da un’altra casa editrice. All’indomani della pubblicazione del quarto volume, il 16 dicembre 1959, il Sant’Uffizio condannò l’opera e la iscrisse nell’“Indice dei libri proibiti”. Il decreto della “Suprema”, come di consueto in simili casi, non era motivato; su L’Osservatore Romano del 6 gennaio 1960, esso fu riportato insieme con un articolo di commento, intitolato “Una vita di Gesù malamente romanzata”. Maria Valtorta, secondo la testimonianza di Marta Diciotti (assistente personale che ha accudito, per oltre ventisei anni, la persona di Maria Valtorta), reagì quasi con indifferenza alla notizia della condanna; forse era iniziato quel misterioso processo che la portò, nei suoi ultimi anni, ad estraniarsi dal mondo in misura sempre maggiore. Morì nella propria casa di Viareggio, il 12 ottobre 1961, e spirò non appena il sacerdote, recitando la preghiera per i moribondi allora in uso, le ebbe rivolto l’invito: “Proficiscere, anima christiana, ex hoc mundo” (Parti, anima cristiana, da questo mondo). Fu sepolta nel cimitero viareggino, ma, nel 1973, la salma fu riesumata e traslata a Firenze, nella Sala Capitolare della Basilica della Santissima Annunziata, il cui celebre affresco dell’Annunciazione, ella aveva molto ammirato in vita. Di recente, l’Ordine dei Servi di Maria ha tentato di introdurre un processo di beatificazione, ma l’Arcivescovo di Lucca, nella cui Diocesi è morta Maria Valtorta, ha proposto di udire l’Arcivescovo di Firenze – adducendo, tra le altre, ragioni di ordine, per essere il Tribunale diocesano già impegnato in un processo di beatificazione alquanto ponderoso – e l’Arcivescovo di Firenze, una volta designato quale giudice dalla Congregazione per le Cause dei Santi, ha negato l’introduzione della causa, forte del parere negativo, pressoché unanime, dei Vescovi toscani; parere le cui ragioni, peraltro, non sono state comunicate al Postulatore. Le opere “ispirate”Sono – com’è ovvio – quelle di cui Maria Valtorta ha sempre sostenuta l’origine divina; le particolarità di stile e contenuto che le accomunano sono coerenti con tale asserto. In particolare, quanto al contenuto, nei testi si riscontrano agevolmente brani di carattere personale e altri, preponderanti, che sarebbero quelli propriamente “ispirati”: essi si suddividono in visioni e dettati. L’Evangelo come mi è stato rivelatoGià si è parlato della prima edizione de “Il Poema dell’Uomo-Dio”. Dopo la condanna del Sant’Uffizio, l’editore Pisani stimò che fosse opportuno prepararne una nuova, questa volta basata sul testo dei quaderni autografi e corredata di note bibliche e dottrinali, curate da p. Corrado M. Berti, servita. Emilio Pisani, figlio dell’editore, si occupò della costituzione del testo. Nel 1960 poté così uscire il primo di dieci volumi. Nel 1993 vide la luce un’edizione revisionata dell’opera, sempre in dieci volumi, con il nuovo titolo Già si è parlato della prima edizione de “Il Poema dell’Uomo-Dio”. Dopo la condanna del Sant’Uffizio, l’editore Pisani stimò che fosse opportuno prepararne una nuova, questa volta basata sul testo dei quaderni autografi e corredata di note bibliche e dottrinali, curate da p. Corrado M. Berti, servita. Emilio Pisani, figlio dell’editore, si occupò della costituzione del testo. Nel 1960 poté così uscire il primo di dieci volumi. Nel 1993 vide la luce un’edizione revisionata dell’opera, sempre in dieci volumi, con il nuovo titolo “L’Evangelo come mi è stato rivelato”. La raccolta narra la vita di Gesù, riportando episodi e fatti di vita quotidiana che non compaiono nei Vangeli Canonici o che compaiono in forma ridotta. Maria Valtorta ha sempre sostenuto di non essere lei ad inventare i nuovi episodi della biografia di Cristo, bensì di essersi limitata a descrivere minuziosamente delle “visioni” di carattere mistico che ella sosteneva di avere e che riteneva esserle inviate da Gesù stesso e dalla Beata Vergine Maria. Il Libro di AzariaQuest’opera raccoglie i presunti “dettati” in cui S. Azaria, ritenuto dalla scrittrice stessa il proprio Angelo Custode, ha commentato, seguendo fedelmente il calendario liturgico, le 58 Messe festive, nel testo del Messale “tridentino” o di San Pio V, allora di uso corrente. Oggetto del commento è il cosiddetto “Proprio” del giorno; quasi mai, però, il Vangelo, che è lasciato all’opera principale. Le Lezioni sull’Epistola di San Paolo ai RomaniIniziate nel 1948 e concluse nel 1950, dopo una lunga pausa intermedia, le Lezioni sono “dettati” che l’autrice attribuisce allo Spirito Santo, che commenta il testo paolino nella versione usata da Maria Valtorta (cur. p. Eusebio Tintori OFM). I “Quaderni”Maria Valtorta scrisse inoltre tre volumi dei cosiddetti Quaderni (Quaderni del 1943, del 1944 e del 1945-50). In essi sono contenute esperienze e riflessioni di carattere mistico e spirituale, oltre che teologico. Proprio per il loro carattere miscellaneo, non è agevole riassumerne i contenuti in maniera soddisfacente. I “Quadernetti”Nel 2006, il CEV (Centro Editoriale Valtortiano) ha dato alle stampe un volume in cui sono raccolti gli scritti valtortiani rimasti fin qui inediti. Si tratta, per lo più, di pagine sciolte, datate o databili tra il 1943 e il 1954. Le opere “non ispirate”– “L’Autobiografia” Con questo titolo, invero parziale, il CEV ha pubblicato la corrispondenza intercorsa tra la scrittrice e mons. Alfonso Carinci (1862 – 1963), segretario della Sacra Congregazione dei Riti, negli anni 1949 – 1955. Mons. Carinci era un convinto estimatore degli scritti valtortiani – nonché della persona della scrittrice – perciò le lettere trattano soprattutto dell’atteggiamento dell’autorità ecclesiastica nei confronti dell’opera, in seguito al primo provvedimento del Sant’Uffizio. Posizioni della ChiesaL’Osservatore Romano, mercoledì 6 gennaio 1960, pubblica un articolo col titolo: “In altra parte del nostro Giornale è riportato il Decreto del S. Offizio con cui viene messa all’Indice un’Opera in quattro volumi, di autore anonimo (almeno in questa stampa) edita all’Isola del Liri. Pur trattando esclusivamente di argomenti religiosi, detti volumi non hanno alcun “imprimatur”, come richiede il Can. 1385, 1 n.2 C.I.C. L’Editore, in cui una breve prefazione, scrive che l’Autore, “a somiglianza di Dante ci ha dato un’opera in cui, incorniciati da splendide descrizioni di tempi e di luoghi, si presentano innumerevoli personaggi i quali si rivolgono e ci rivolgono la loro dolce, o forte, o ammonitrice parola. Ne è risultata un’Opera umile ed imponente: l’omaggio letterario di un dolorante infermo al Grande Consolatore Gesù”. Invece, ad un attento lettore questi volumi appaiono nient’altro che una lunga prolissa vita romanzata di Gesù. A parte la vanità dell’accostamento a Dante e nonostante che illustri personalità (la cui indubbia buona fede è stata sorpresa) abbiano dato il loro appoggio alla pubblicazione, il S. Offizio ha creduto necessario metterla nell’Indice dei Libri proibiti. I motivi sono facilmente individuabili da chi abbia la certosina pazienza di leggere le quasi quattromila pagine di fitta stampa. Anzitutto il lettore viene colpito dalla lunghezza dei discorsi attribuiti a Gesù e alla Vergine SS.ma; dagli interminabili dialoghi tra i molteplici personaggi che popolano quelle pagine. I quattro Vangeli ci presentano Gesù umile, riservato; i suoi discorsi sono scarni, incisivi, ma della massima efficacia. Invece in questa specie di storia romanzata, Gesù è loquace al massimo, quasi reclamistico, sempre pronto a proclamarsi Messia e Figlio di Dio e ad impartire lezioni di teologia con gli stessi termini che userebbe un professore dei nostri giorni. Nel racconto dei Vangeli noi ammiriamo l’umiltà ed il silenzio della Madre di Gesù; invece per l’autore (o l’autrice) di quest’opera la Vergine SS.ma ha la facondia di una moderna propagandista, è sempre presente dappertutto, è sempre pronta ad impartire lezioni di teologia mariana, aggiornatissima fino agli ultimissimi studi degli attuali specialisti in materia. Il racconto si svolge lento, quasi pettegolo; vi troviamo nuovi fatti, nuove parabole, nuovi personaggi e tante, tante, donne al seguito di Gesù. Alcune pagine, poi, sono piuttosto scabrose e ricordano certe descrizioni e certe scene di romanzi moderni, come, per portare solo qualche esempio, la confessione fatta a Maria da una certa Aglae, donna di cattivi costumi (vol. I, p. 790 ss.), il racconto poco edificante a p. 887 ss. del I vol., un balletto eseguito, non certo pudicamente, davanti a Pilato, nel Pretorio (vol. IV, p. 75), etc. A questo punto viene, spontanea una particolare riflessione: l’Opera per la sua natura e in conformità con le intenzioni dell’autore e dell’Editore, potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi. In questo caso, la lettura di brani del genere, come quelli citati, difficilmente potrebbe essere compiuta senza pericolo o danno spirituale. Gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili. Ma trattandosi di un… romanzo, queste invenzioni evidentemente aumentano il pittoresco e il fantastico del libro. Ma, in mezzo a tanta ostentata cultura teologica, si possono prendere alcune… perle che non brillano certo per l’ortodossia cattolica. Qua e là si esprime, circa il peccato di Adamo ed Eva, un’opinione piuttosto peregrina ed inesatta. Nel vol. I a pag. 63 si legge questo titolo: “Maria può essere chiamata la secondogenita del Padre”: affermazione ripetuta nel testo alla pagina seguente. La spiegazione ne limita il significato, evitando un’autentica eresia; ma non toglie la fondata impressione che si voglia costruire una nuova mariologia, che passa facilmente i limiti della convenienza. Nel II vol. a pag. 772 si legge: “Il Paradiso è Luce, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre, nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i Tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo, armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà”. Qui si esprime un concetto ermetico e quanto mai confuso, per fortuna; perché se si dovesse prendere alla lettera, non si salverebbe da severa censura. Per finire, accenno ad un’altra affermazione strana ed imprecisa, in cui si dice della Madonna: “Tu, nel tempo che resterai sulla Terra, seconda a Pietro come gerarchia ecclesiastica..” (il corsivo è nostro. N.d.R.). L’Opera, dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza. Ma in realtà l’intenzione dell’autore pretende di più. Scorrendo i volumi, qua e là si leggono le parole “Gesù dice…”, “Maria dice…”; oppure: “Io vedo…” e simili. Anzi, verso la fine del IV volume (pag. 839) l’autore si rivela… un’autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria (Valtorta). Queste parole fanno ricordare che, circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente Autorità Ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti ed aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera. Perciò questa pubblica condanna della Suprema S. Congregazione è tanto più opportuna, a motivo della grave disobbedienza”. Notificazione sulla validità del significato e del valore morale “Dopo la lettera apostolica lntegrae servandae data in forma motu proprio il 7 dicembre 1965, non poche richieste sono pervenute alla santa sede per conoscere la sorte dell’Indice dei libri proibiti sin qui tenuto dalla chiesa per salvaguardare, secondo il mandato divino, l’integrità della fede e dei costumi. Per rispondere alle suindicate domande, questa congregazione per la dottrina della fede, dopo aver interrogato il beatissimo Padre, comunica che l’Indice rimane moralmente impegnativo, in quanto ammonisce la coscienza dei cristiani a guardarsi, per una esigenza che scaturisce dallo stesso diritto naturale, da quegli scritti che possono mettere in pericolo la fede e i costumi; ma in pari tempo avverte che esso non ha più forza di legge ecclesiastica con le annesse censure. Pertanto la chiesa confida nella matura coscienza dei fedeli, soprattutto degli autori e degli editori cattolici e di coloro che si occupano della educazione dei giovani. Ripone la sua più ferma speranza nella sollecitudine vigile dei singoli ordinari e delle conferenze episcopali, cui spetta il diritto e il dovere di esaminare e anche di prevenire la pubblicazione di libri nocivi e qualora si dia il caso, di riprenderne gli autori e di ammonirli. La congregazione per la dottrina della fede, secondo lo spirito della lettera apostolica Integrae servandae e dei decreti del concilio Vaticano II, si pone a piena disposizione, in quanto sia necessario, degli ordinari, per aiutare la loro solerzia nel vagliare le opere pubblicate, nel promuovere la sana cultura in opposizione a quella insidiosa, in stretto contatto con gli istituti e le università ecclesiastiche. Qualora, poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere, la santa sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime. Si provvederà pertanto, in modo adeguato, a che sia data notizia ai fedeli, circa il giudizio della chiesa sulle opere pubblicate. Dato a Roma, dal palazzo del S. Offizio, il 14 giugno 1966. A. card. OTTAVIANI, pro-prefetto della S.C. per la dottrina della fede. P. PARENTE, segretario Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede”. Posizione della Sacra Congregazione per la Dottrina della FedePer chiarire, in tempi più recenti, la posizione della Chiesa su “Il Poema dell’Uomo Dio” “Eminenza reverendissima, con lettera del 18 maggio pp, il Reverendo…chiedeva a questa Sacra Congregazione, una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo: “Il Poema dell’Uomo Dio”, e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il corrispettivo riferimento bibliografico. In merito mi pregio significare all’Eminenza Vostra -la quale valuterà l’opportunità di informare il reverendo …- che effettivamente l’opera in parola fu posta all’Indice il 16 dicembre 1959 e definita da l’osservatore Romano del 6 gennaio 1960, “Vita di Gesù malamente romanzata”. Le disposizioni del decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su l’osservatore Romano del 1º dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata. Avendo poi alcuni (disobbedienti n.d.r.) ritenuta lecita la stampa e la diffusione dell’Opera in oggetto, dopo l’avvenuta abrogazione dell’Indice, sempre su l’Osservatore Romano (15 giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su A.A.S. (1966) che, benché abolito, l’Index conservava tutto il suo valore morale, per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu presa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti. Grato di ogni sua cortese disposizione in proposito, profitto dell’occasione per confermarmi con sensi di profonda stima dell’Eminenza vostra reverendissima. Dev.mo Joseph Cardinale Ratzinger “. Scritti
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FONTE: https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Valtorta
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