* MARIO DEL GIGLIO *

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MARIO DEL GIGLIO BIOGRAFIA

“Mio solo compito è stato, è, e sarà, quello di far pensare, meditare intorno ai problemi fondamentali coloro che mi leggono,
e non ammanir loro pensieri bell’e fatti. Io ho sempre cercato di agitare e suggerire più che istruire.
Né vendo pane, né quel che pane sembra pane lo è, ma lievito, fermento”

(Miguel de Unamuno)

“Tutto si racchiude in una sola ed eterna verità: l’Uno che è Dio”
(Mario del Giglio)

Nella mia esperienza, a differenza di tante altre, le Entità non hanno voluto creare un cenacolo, un cerchio, ma lasciare solo il mio nome Mario, scegliendo come pseudonimo  “Il Giglio”. Ho sempre vissuto a Roma, ma la maggioranza degli incontri sono avvenuti a Città di Castello, in provincia di Perugia. Mia moglie ed io ci recavamo lì ogni mese, perché il gruppo aveva preparato le domande da sottoporre alle Entità. Per correttezza non ho mai voluto conoscere il loro contenuto.

Gli inizi

Tutto cominciò a delinearsi dopo la morte di mia madre, avvenuta nel 1981. All’epoca avevo 43 anni e, spinto dal dolore per la sua perdita, iniziai ad interrogarmi sulla vita dopo la morte. È necessario premettere che nella mia famiglia c’erano già state persone medium, ma di queste medianità non ho alcuna testimonianza scritta.

Mia nonna paterna era una medium. Zio Luigi (nome di battesimo Angelo), fratello di mio padre, l’Entità spirito guida che si incontra spesso leggendo i primi messaggi, è stato in vita un medium che andava in trance ad incorporazione. Di professione era orafo-orologiaio; il suo insegnamento spirituale era la via del bene. Fu proprio Luigi che un pomeriggio in una strana circostanza, per un caso se così si può dire, dal momento che ormai credo che “nulla viene a caso”, dettò con il sistema della “ouija” o “bicchierino, ad una mia amica, questa frase a me rivolta: “Con questo mezzo, mi fai tornare indietro. Tu a casa hai un violino”..

La frase era alquanto enigmatica, perché in casa non avevo alcuno strumento musicale. Da allora la mia ricerca si concentrò sul modo in cui poter comunicare con mio zio. Poiché non avevo trovato il mezzo da lui indicato, fui attratto dalla comunicazione con il bicchierino; comunicazione attraverso la quale ricevetti, per mezzo di interposta persona, il messaggio suddetto. L’esperienza che ne scaturì fu piuttosto negativa. Mia moglie ed io iniziammo infatti ad avere contatti con Entità negative (cioè poco evolute), che ci coinvolsero in manifestazioni paurose dalle quali venivamo liberati invocando l’aiuto dell’Entità Luigi. L’avvertimento datomi da mio zio, “tu mi fai tornare indietro”, si dimostrò quanto mai veritiero. Decisi quindi di smettere di comunicare con il metodo della “ouija” non solo a causa delle terribili manifestazioni in cui venivo coinvolto, ma anche perché le comunicazioni che ricevevo non erano interessanti, nel senso spirituale del termine.

Preciso infatti che questo tipo di comunicazione, se in genere viene ricercata per avere notizie di carattere materiale, oppure di presunte Entità famigliari, consente la manifestazione ed il contatto con Entità poco evolute cioè Entità che, per loro libera scelta, vogliono continuare a vivere nella dimensione terrena e tentano di aggrapparsi a noi proprio per continuare a vivere nella nostra dimensione. Ecco come può insorgere il fenomeno della possessione.

La facilità di incorrere in questi pericoli è inoltre maggiore quando si hanno i primi contatti nell’ambito del fenomeno della comunicazione spiritica o medianica, perché non si possiedono adeguate coscienza e conoscenza della vita oltre la morte. Sulla base della mia esperienza personale compresi dunque l’insegnamento trasmessomi da mio zio Luigi di non interessarmi mai alle cose futili e materiali.

Il violino

Continuai pertanto nella ricerca, soffermandomi sulla frase che mio zio mi aveva rivolto e tentando di trovare il violino che, secondo quanto mi aveva detto, avrei dovuto avere in casa (premetto che mia moglie ed io siamo  appassionati di musica lirica e che ho soltanto dischi in vinile di romanze e opere intere). Dopo tanto cercare, un giorno “per caso” trovai tra i miei dischi uno del 1959 “Angel Records” (Concerto in re maggiore per violino, e orchestra opera 61 di Beethoven – violinista David Ojstrakh), da me mai acquistato.

Questa musica fu non solo l’intuizione per iniziare a “scrivere”, a comunicare con l’altra dimensione, ma anche la fedele compagna di ogni seduta medianica per oltre 40 anni. Quando fu chiesto alle Entità il perché di questa precisa musica così risposero: “Andiamo subito a rispondere al perché sia stata scelta questa precisa musica. Sapete che nulla nasce a caso e quindi anche questa musica è quella coscienza, ‘quel sentire’, che dovreste ampliare ed ottenere. Vi spiego: il musicista, che ha dimostrato di essere tale nella sua percezione del sentire, è infatti Beethoven perché, pur non sentendo la musica con gli strumenti del corpo, cioè l’udito, egli la percepiva interiormente per effetto del suo ‘sentire’. Voi naturalmente pensate che avesse bisogno delle  orecchie per ascoltarla prima di metterla in la, in do e nella scala musicale. Ecco, è qui l’errore: egli ‘sentiva’, come Mario che in questo momento percepisce ciò che voglio dire e trasmette a voi con le parole il mio pensiero. Beethoven ha saputo mettere le note giuste per farvi sentire questa meravigliosa, divina musica. Altrimenti sarebbe rimasta in lui la melodia interiore, cioè percepita dal proprio Spirito. Naturalmente non si arriva a scrivere musiche divine se non si ha un sentire elevato”..

L’incontro con Amedeo Rotondi

Avevo però sempre un costante dubbio sulla ricezione e sul contatto con un mondo a me sconosciuto, pur ricevendo innumerevoli prove della presenza di zio Luigi. Infatti rifiutavo in me stesso questa esperienza avendo il mio lavoro, una moglie e due figli. Fu a quel punto che egli scrisse una lettera al suo amico Amedeo Rotondi, che non conoscevo e che era titolare di una libreria a Roma, il cui contenuto era: “Tu devi consigliare questo mio nipote ma con te non deve avere niente a che fare”. Prima di consegnargli il foglio, chiesi se lo avesse conosciuto in vita. Me lo confermò e così decisi di consegnare la lettera. Dopo averla letta, con mio stupore mi invitò a ritornare la settimana successiva insieme a mia moglie (prescelta come “segretaria” dalle Entità comunicanti e da allora sempre alla mia destra nel momento delle comunicazioni).

La settimana successiva, quando ci incontrò, si rivolse a mia moglie e le disse che mi avevano dato tante prove ma io, testardo, non mi volevo abbandonare. In quella occasione mi suggerì di smettere per il momento di comunicare, mi diede “Il libro dei Medium” di Allan Kardec e disse: “Sei in buone mani, va tutto bene e studia questo prezioso libro”. Per circa un anno più leggevo e più comprendevo quanti pericoli potevo incontrare aprendo quella porta dell’aldilà con facilità. Quando ripresi le comunicazioni, con la scrittura, spesso andavo a trovare Rotondi e i suoi consigli mi spronarono e mi aiutarono a proseguire anche quando alcuni del settore criticavano le comunicazioni che ricevevo.

Il graduale “affidarsi” alla guida delle Entità

In uno degli incontri intervenne quindi l’Entità Luigi che, percependo la mia forte resistenza a questo modo di comunicare, per me nuovo e sconosciuto, prima fece delle lettere dell’alfabeto su di un foglio, poi su di un altro disegnò dei quadratini ad indicare le caselle del metodo della ouija, e disse: “Scrivi nelle caselle: non meriti niente. Ora hai capito?”.

Questa frase, attraverso l’esplicito riferimento al tipo di comunicazione da me inizialmente adottato (ouija) e alla mia costante resistenza e diffidenza nei confronti di un nuovo tipo di contatto medianico, mi insegnò ad avere sempre umiltà nella ricerca, rispetto nella comunicazione medianica e fede nel contatto spirituale. Fede vigile, però, nell’accettazione del contatto con Entità a me a volte sconosciute. Con l’aiuto dell’Entità Luigi, infatti, imparai con il tempo ad accettare Entità senza nome, perché dovevo arrivare a comprendere, attraverso i messaggi che ricevevo, se la natura dell’Entità con cui venivo in contatto fosse buona o meno, elevata o poco elevata.

Questo cammino di accettazione e comprensione non l’ho mai più abbandonato. Ora mi accompagna una fede più solida, ma il dubbio sulla natura di ciò che ricevo è sempre costante per la paura, a volte troppo profonda, che la mia umanità possa interferire e quindi alterare la natura dei messaggi che ricevo.

Modalità del contatto

La comunicazione medianica, nel mio caso specifico, all’inizio si basava infatti sul sistema della scrittura automatica: riuscivo a stabilire il contatto con l’altra dimensione concentrandomi sull’ascolto della musica ed avvertivo in me una energia che muoveva la mia mano e la guidava nella scrittura prima di semplici segni e poi di lettere che componevano parole e frasi ad incredibile velocità. All’inizio venivano scritti brevi periodi e disegni, come se dovessi imparare a scrivere.

Nel momento del contatto provavo quindi un disagio interiore, perché la mia mente era costantemente vigile e cosciente verso tutto quello che avveniva. Di qui l’insorgere naturale del dubbio che, come mi è stato detto dalle Entità fin dai primi incontri, mi accompagnerà fino alla fine della mia vita. Per questo quindi la mia costante ricerca fu tesa a capire se, effettivamente, quello che ricevevo fosse frutto della mia fantasia o si trattasse realmente di messaggi dall’altra vita.

Suor Lucina

Estesi quindi una ricerca a diversi ambiti, a partire dalla Chiesa, all’interno della quale ho spesso ricercato il consenso e l’aiuto su ciò che facevo. Tante volte sono stato allontanato, da alcuni sacerdoti forse per mancanza di conoscenza; altre volte ho invece ricevuto uno sprone a proseguire nel mio cammino perché poteva risultare di aiuto a chi ne aveva bisogno. In questa ricerca incontrai anche un sacerdote che volle partecipare agli incontri per rendersi conto dell’evento.

Guida e sostegno in questo senso fu per me una suora di nome Lucina che viveva a Città di Castello, conosciuta durante il periodo dei miei primi contatti medianici. Fu per me Luce (proprio come il suo nome) e confessore spirituale, soprattutto quando scoprii che aveva conosciuto e stimato mio zio Luigi. Un giorno mi disse: “Come quando ero giovane ed andavo a trovarlo perché mi insegnasse, oggi tu vieni da me”.

Ogni volta che avevo dei dubbi (e questo accadeva spesso) correvo da lei per avere conferme che puntualmente ricevevo, oltre lo sprone ad andare avanti per questa strada. La sua certezza sulla veridicità delle comunicazioni che ricevevo e che le sottoponevo fu sempre incrollabile, tanto da arginare tutti i miei dubbi e le mie preoccupazioni. Quando cominciai ad avere dubbi su quanto ricevevo riguardo la Chiesa e la reincarnazione, mi fece conoscere e frequentare un sacerdote (Padre Germano Ventura, passionista) che, pur non avendo notizie su ciò che facevo, mi disse: “Quei messaggi che ricevi un giorno saranno pubblicati. Ora non è il momento: aspetta e capirai”.

Di prove ricevute dalle Entità circa la loro presenza potrei elencarne tante, ma per me è sempre stata una continua altalena di certezze e dubbi. Raccontarle non servirebbe a nulla, perché si tratta di esperienze personali. Si deve aver fede e mettersi con umiltà all’ascolto, altrimenti non si troveranno mai le risposte ai propri dubbi. Come più volte ribadito dalle Entità, non servono prove per credere. Esse sono una mera illusione, perché solo attraverso l’accettazione delle comunicazioni trasmesse si riceve l’insegnamento e la fede. Libertà assoluta nell’accettazione del contenuto di tali comunicazioni, ma apertura verso quei concetti che non si comprendono o non si condividono, perché solo attraverso una maturazione interiore si potrà arrivare a capire ciò che al momento non si accetta o si rifiuta.

Per questo le prove sull’esistenza dell’altra dimensione non vengono concesse quando esplicitamente richieste. Non occorrono per avere fede e non risultano così efficaci come la personale maturazione interiore. Anche quando concesse, sono comunque utili solo a chi le riceve e perdono quindi il carattere universale dei messaggi spirituali che le Entità trasmettono attraverso le comunicazioni medianiche. I messaggi, come scrivono le Entità, non sono rivolti a qualcuno in particolare, ma a tutti coloro che li leggono, perché da essi ognuno possa prendere ciò di cui ha bisogno.

Le prove

A testimonianza di quanto finora detto, si riportano alcuni esempi di prove ricevute durante i contatti.

Il primo è il caso in cui i partecipanti alle sedute chiedevano mentalmente di vedere la scrittura dei propri cari ed io cambiavo modo di scrivere senza esserne a conoscenza.

Oppure quando, in due distinte sedute, alcuni dei partecipanti, che avevano conosciuto in vita l’Entità Luigi, avevano portato degli orologi rotti, ad insaputa mia e degli altri presenti. Gli orologi ripresero a camminare per tutta la durata delle due sedute e solo successivamente si fermarono.

Tanti dubbi e tante domande hanno accompagnato la mia esperienza. Ad un interrogativo in particolare (quello del passionista che mi disse: “Un giorno capirai quando devi pubblicare i messaggi”) trovai la risposta che tanto cercavo durante un viaggio in Egitto che mia moglie ed io facemmo nel marzo 2001.

Mentre stavamo visitando il Tempio di Karnak, sentii un profumo intenso di incenso. La guida egiziana, rivolta al gruppo, disse: “Se qualcuno avverte qualcosa di insolito, me lo dica”. Non volevo dire niente a nessuno, nemmeno a mia moglie. Fu però lei a confessarmi di aver sentito un profumo di incenso. Trovammo quindi il modo di parlare da soli con la guida durante la navigazione sul Nilo. La guida, senza “meravigliarsi” delle nostre sensazioni, ci chiese chi dei due fosse medium e disse: “Le guide spirituali vogliono che riprendiate ciò che avete lasciato”.

Al mio ritorno non sapendo cosa fare mi rivolsi alla dr.ssa Paola Giovetti, Le inviai dei messaggi spirituali da me ricevuti, e Lei mi consigliò di suddividerli per argomenti. Così feci. In quella occasione mi scrisse che aveva seri problemi personali e non poteva essermi di aiuto.

Lo svolgimento degli incontri

Vorrei precisare che all’inizio delle prime comunicazioni, dal momento che la scrittura dei messaggi avveniva senza che la penna si sollevasse dal foglio e le Entità utilizzavano solo alcuni trattini per evidenziare la fine di un periodo, ritenni opportuno intervenire nella trascrizione con l’inserimento di una punteggiatura che rendesse più fluida la lettura. Allo stesso tempo, in alcuni casi, riordinai la frase puntualizzando la terminologia, perché il carattere troppo colloquiale del testo avrebbe reso difficile la comprensione del contenuto.

Il linguaggio usato, nel primo libro infatti, è da considerarsi più parlato che scritto: nelle sedute le domande, delle quali io non avevo conoscenza per timore di poterne in qualche modo influenzare le risposte, venivano formulate verbalmente e trascritte da mia moglie su di un foglio di carta. Molte volte, mentre scrivevo la risposta, avveniva che alcuni presenti parlassero tra di loro e l’Entità intercalava nel discorso la risposta a quello che si diceva; oppure accadeva che il gruppo preparava domande specifiche e che le Entità, nell’introduzione all’incontro, cambiavano argomento.

Si improvvisavano così domande di altra natura. Era quindi più un colloquio tra amici che una dettatura. Durante una seduta, infatti, dopo ogni domanda si leggeva il contenuto della risposta relativa e successivamente si formulava un ulteriore quesito sulla base della risposta data. Talvolta la ripetitività delle domande era dovuta al fatto che non si capiva nell’immediato il contenuto della risposta ed anche al fatto che i partecipanti agli incontri non erano sempre le stesse persone, ad eccezione di mia moglie che, a detta delle Entità, doveva fungere da “segretaria”.

Per questo motivo all’inizio della mia esperienza non è stato creato un gruppo definito, ma negli incontri sono intervenute persone che avevano bisogno di aiuto; persone anche di diversa estrazione sociale, tra cui medici, giornalisti e sacerdoti, delle quali non credo sia per il lettore necessario conoscerne i nomi.

Prima di far partecipare una nuova persona alle sedute, ne chiedevo il permesso alle Entità. Talvolta mi è stato negato, spiegandomi che era la mancanza di “vibrazione” da parte di chi voleva intervenire la causa di tale divieto. È infatti importante che tra il medium e i presenti esista uniformità di interesse e sintonia con lo stesso, altrimenti possono insorgere intromissioni di Entità inevolute.

Oltre alle comunicazioni scritte, alcune volte furono fatti dei disegni. Significativo, per il suo messaggio apparentemente nascosto, è il primo di questi: sul foglio posto orizzontalmente, ricevetti dei segni inizialmente non comprensibili. Solo successivamente, ruotando il foglio in senso verticale, emerse il disegno di due profili: una bambina che emette onde, e che rappresenta la comunicazione dell’altra dimensione, entro la quale è racchiuso un profilo maschile con la barba. Al momento della stampa del libro le Entità vollero che questo disegno fosse messo sulla copertina. Solo successivamente, guardando bene, alcuni riuscirono a vedere un volto. Ciò a dimostrazione del fatto che nell’insieme di linee, apparentemente senza alcun significato, possa scaturire, ad un’osservazione più attenta, la visione precisa di un qualcosa che va oltre il nostro “sentire” (disegno frontespizio del primo libro).

Il primo libro

Alla fine degli anni ‘90, spinto dal desiderio di rendere altri partecipi dei messaggi da me ricevuti e ricordandomi delle parole pronunciate dal sacerdote veggente riguardo la loro pubblicazione, iniziai a ricercare persone che mi aiutassero a far conoscere tali messaggi. Avevo sempre però incontrato grandi difficoltà. Avveniva puntualmente qualcosa che non consentiva che il progetto si realizzasse. Continuai allo stesso tempo ad avere contatti con le Entità, ma in modo meno frequente, cercando di capire cosa fare.

Per esperienza riesco ormai a distinguere quando devo fare qualcosa per le Entità e ciò avviene solo attraverso una mia sofferenza. Compresi quindi che solo attraverso l’accettazione della sofferenza potevo arrivare a comprendere il cammino che dovevo percorrere.

Naturalmente ho sempre seguito questo impulso, anche con dispiacere per ciò che lasciavo; ma ero certo, come ne sono certo ora, che avrei compreso tutto successivamente. Un piccolo esempio  per spiegarmi:  se percorriamo una  strada ed incontriamo una galleria, quando siamo al centro della galleria siamo in completo buio, però abbiamo la certezza di aver lasciato la luce dietro di noi e la stessa certezza di ritrovare la luce alla fine della galleria.

Tutto ciò che ho fatto non è mai stato determinato da alcun interesse personale. Quando avevo problemi personali ho avuto spesso la tentazione di chiedere aiuto alle Entità, ma non l’ho mai fatto. Ho sofferto e superato i miei problemi come facciamo tutti.

La missione del ricevente, cioè il medium, è di far sapere agli uomini insoddisfatti che Spiriti di grande bontà ci aiutano sulla strada della verità che ognuno deve percorrere, anche con grande sofferenza, per arrivare alla conoscenza spirituale. Per questo non ho mai desiderato essere conosciuto, perché ritengo che tutto quello che è stato scritto, di buono o di meno buono, non sia di mia natura. Sono stato solo il tramite di messaggi che mi rivelarono una realtà a volte del tutto sconosciuta.

Sul perché del titolo del primo libro “La Vita per la Vita” e, più precisamente, perché “fratelli nell’aldilà” invece che “fratelli dell’aldilà”, è stato così dettato dalle Entità. Sembrerebbe voler significare quasi che sia io a trasferirmi, durante le sedute, nella loro dimensione. Se così è, non ne sono mai stato cosciente e quindi sono nell’impossibilità di poterlo dimostrare.

Il primo libro si compone di una raccolta di messaggi spirituali rivolta a tutti coloro che, con semplicità, vogliono comprendere l’essenza della vita: l’esistenza di un’altra dimensione. Contiene solo una parte delle comunicazioni che ho ricevuto nel corso del mio cammino nell’ambito della comunicazione medianica, iniziata nel 1983. Ho scelto quelle più rappresentative e significative per trasmettere l’evoluzione della mia esperienza medianica e l’universalità dei messaggi ricevuti. Per questo, alcune volte, nelle risposte date dalle Entità si fa riferimento a concetti già espressi, ma contenuti in comunicazioni non inserite nel testo.

Attraverso le domande rivolte alle Entità, si potrà ripercorrere il nostro cammino, iniziato da persone prive di qualsiasi conoscenza del mondo dell’aldilà, del concetto di reincarnazione, di karma e così via. Le Entità, che qualcuno ha definito “amorose”, così in effetti si sono rivelate: amorevolmente ci hanno preso per mano, e ci hanno fatto “Luce”. Luce di un nuovo cammino, che non sempre è stato facile comprendere ed accettare: ecco il perché del ripetersi di domande su di un medesimo concetto, formulate in sedute diverse e da persone differenti.

Questo l’auspicio a cui tale pubblicazione aspira: un’esperienza, la mia, che possa essere di aiuto ad altri che, come me, sono in ricerca; lo stimolo, il conforto e l’insegnamento che i messaggi da me ricevuti intendono trasmettere.

Per la pubblicazione del primo volume, le Entità non volevano che mi rivolgessi ad un Editore: tutto doveva essere divulgato senza scopo di lucro. L’aiuto arrivò in quanto uno dei partecipanti del gruppo aveva una tipografia e, tramite lui, riuscimmo a stampare in proprio. La maggioranza dei libri furono distribuiti gratuitamente con il passa parola. Sempre tramite il tipografo incontrai uno scrittore che mi aiutò per la stesura del testo.

A questo punto mi sembrava di aver raggiunto il traguardo per ciò che riguardava la mia esperienza medianica. Avevo racchiuso in esso l’inizio e lo sviluppo graduale della mia esperienza, nonché quella dei partecipanti agli incontri, esprimendo cose che andavano ben oltre le esperienze stesse. Ero convinto che non ci fosse altro di nuovo da ricevere. Era come se per me si fosse concluso un ciclo. Mi interessai quasi esclusivamente alla divulgazione del libro, non avendo più nessun motivo né interesse a riprendere i contatti con l’aldilà. Il mio unico fine era di far conoscere, a chi era in ricerca spirituale, i messaggi che avevo ricevuto.

L’incontro con Padre Anthony Elenjimittam

Nel momento della distribuzione del libro, l’11 settembre 2002 mi trovavo ad Assisi al Convegno “il Mandir della Pace”. Non conoscevo Padre Anthony Elenjimittam, non sapevo chi fosse. Ascoltai la sua relazione e sentii le sue parole affini a ciò che avevo ricevuto e pubblicato nel libro. Alla fine del Convegno, mi avvicinai e mentre saliva in macchina timidamente gli dissi: “Padre, mi farebbe piacere se mi dicesse cosa ne pensa di questo libro”. Mi guardò negli occhi e mi disse: “Ma come ti chiami tu?”. Risposi: “Non mi chiamo Mario del Giglio”. Quindi rispose: “Appunto, dove ti cerco io? Scrivi il tuo nome ed il telefono e ti chiamerò”. Dopo pochi giorni mi telefonò dicendomi: “Il libro va bene. Anche se qui non vieni compreso, fai il tuo lavoro”.

Venni poi contattato telefonicamente anche dal Dr. Alfredo Ferraro, che non ho mai conosciuto personalmente, il quale mi disse che avendo “sentito” messaggi di qualità, desiderava farmi la recensione sul “Giornale dei Misteri”. Così fece anche il Dr. Raul Bocci nel giornale “L’Aurora” di Camerino.

Nuovo ciclo di incontri

Così continuai per il mio cammino. Dopo l’uscita del libro, chi mi aveva aiutato  nella sua stesura, non avendo mai partecipato agli incontri, mi chiese di poter provare almeno una volta l’esperienza diretta, quasi a verificare la stessa, ma soprattutto per reale interesse alla ricerca, attraverso il contatto diretto con le Entità comunicanti.

Accettai la proposta ed iniziò così una nuova esperienza di incontri, avvenuti  sempre a Città di Castello con un ristretto numero di persone: cinque, più mia moglie ed io. Scelta, questa, voluta non da me, ma per espresso desiderio delle Entità comunicanti. Mi sembra a questo punto doveroso affermare che, a testimonianza di quanto viene comunicato, ognuno di noi rappresenta una goccia, ma non può da solo essere Oceano se non si unisce in comunione spirituale con gli altri (le altre gocce). Io da solo con mia moglie non avrei infatti potuto portare a termine questa esperienza se non insieme a loro. Siamo tutti rimasti anonimi lavorando silenziosamente senza nessuno scopo di lucro. È per questo che i nostri fratelli spirituali ci donavano con amore e per amore l’acqua che ad ognuno serviva e che purificava.

A differenza della esperienza precedente, le comunicazioni ricevute non erano più di famigliari trapassati, bensì di Entità che non hanno mai, se non in pochissimi casi, rivelato i loro nomi. Lo ha fatto solo la guida Leonard che aveva sostituito la prima guida Luigi, anche se lui stesso ebbe a dire: “Ho preso in prestito questo nome, ma non mi identifico con esso”.

A differenza delle comunicazioni precedenti, le Entità iniziarono a proporre nuovi concetti. Il termine “nuovo” riguarda naturalmente il gruppo dei partecipanti agli incontri e soprattutto me ricevente, dal momento che altri potrebbero già conoscere gli argomenti trattati. Questa vuole infatti essere solamente la testimonianza di una esperienza personale.

Uno dei concetti introdotti riguardava l’esperienza umana nel momento che si vive sulla terra. Così affermano le Entità: «Ognuno di noi è formato da corpo, anima e Spirito. Nel vivere l’esperienza sulla terra, si “recita” una parte che si è scelta prima di nascere; ma come in teatro la parte scelta da un attore non rappresenta tutta la sua individualità spirituale, così la parte che si sceglie di “recitare” rappresenta la nostra personalità umana che ci coinvolge pienamente come corpo e anima, ma non rappresenta tutto il nostro spirito. Ciò significa che l’esperienza che si vive non solo non è vissuta per caso, ma è una scelta fatta precedentemente dal nostro spirito per evolvere». Ci viene inoltre comunicato che dobbiamo saper accettare nella “recita” anche ruoli che sembrano insignificanti o negativi, perché finché vivremo sulla terra non saremo in grado di capire chi veramente siamo. Da qui il significato profondo di non emettere giudizi sulle esperienze dei nostri fratelli, anche se negative ai nostri occhi.

Voglio aprire una piccola parentesi. Confesso che all’inizio non riuscivo ad accettare la spiegazione data di questo concetto. Ne capii l’importanza solo dopo alcuni anni quando lessi sul “Giornale dei Misteri” gli articoli del Dr. Giorgio di Simone, che stava traducendo dal francese i messaggi trasmessi dall’Entità “Symbole” sullo stesso concetto. Mandai allora i messaggi al Dr. di Simone, chiedendogli cosa ne pensasse. La sua risposta fu: “Ho letto il contenuto e posso dire che concordo con Lei quasi su tutto. Vedo che i messaggi che ricevete sono di qualità e che si allineano con i migliori fin qui ricevuti in Italia”. A riprova di ciò che dico, all’uscita del secondo Libro “Nel Triangolo il Mistero”, il Dr. di Simone ne fece una presentazione.

Un altro concetto introdotto riguardava la “Spirale”. Essa viene suggerita come rappresentazione visiva della realtà spirituale e raffigurata non in senso verticale, ma orizzontale. L’intenzione delle Entità comunicanti è voler dimostrare che non esistono piani di evoluzione. La concezione di evolvere in senso verticale, cioè salendo da un piano inferiore ad un altro superiore, è sostituita da una visione diversa, per quanto raffigurabile sempre come Spirale. Tale nuovo concetto indica che esistono tra di noi diversi stati di “sentire”. Voler percepire questi stati di sentire differenti l’uno dall’altro è per il momento solo una “illusione”. Infatti, il nostro cammino evolutivo ci porterà alla consapevolezza che viviamo tutti in un Eterno presente. Solo nell’attimo in cui lo percepiremo avremo la consapevolezza di un tutto “Uno” che ci trascende.

Partendo da questi nuovi argomenti, si è sentita poi la necessità di avere chiarimenti in merito. L’articolarsi di domande e di risposte ha portato a comprendere e ad avere, in una forma più vicina a noi, la visione di Dio e dell’Eterno presente.

I presenti agli incontri non erano pronti a replicare alle affermazioni formulate dalle Entità nel corso degli stessi. La replica poteva avvenire infatti solo dopo una attenta lettura di quanto detto dalle Entità e quindi in incontri successivi. Ciò mi permise di constatare che, per quanto lo stesso argomento venisse affrontato appunto in date diverse, le stesse Entità riprendevano il tema trattato come se il tempo non fosse passato. A dimostrazione che il tempo esiste solo per noi. Per loro, invece, che vivono in Eterno presente, non esiste. Quindi è come se l’incontro fosse avvenuto nello stesso istante.

Molti pertanto i temi trattati, diversi i concetti espressi, tante le verità “di passaggio” formulate, ognuna delle quali comunque significativa per lo stato di sentire raggiunto dal gruppo e dai singoli componenti in quella fase.

Questo a dimostrare che la ricerca spirituale non si esaurisce, ma si esprime in infinite verità, “diverse” solo ai nostri occhi terreni ed al livello di sentire spirituale da ciascun di noi consapevolmente raggiunto, ma che si racchiudono in una sola ed eterna verità: l’Uno che è Dio.

Il secondo libro

Prima di pubblicare il secondo libro “Nel Triangolo il Mistero”, incontrai più volte Padre Anthony. Dal nostro primo incontro erano passati sette anni. Lo rividi ad Assisi nel 2009 e gli chiesi se mi poteva fare la prefazione. La gioia che provai quando accettò è indescrivibile. Ora che è tornato alla Luce, alla casa paterna, ripeto ciò che mi disse quando gli chiesi perché aveva scritto nella prefazione: “Mario del Giglio, gradino per gradino, ci conduce a questa suprema auto-realizzazione, sebbene non sia per l’autostrada evangelica, ma per le strade provinciali e regionali”. Mi rispose: “Ho preso l’autostrada perché sono venuto tante volte sulla Terra, altri mondi mi attendono”.

Dopo la pubblicazione di questo secondo libro continuarono gli incontri. Anche perché le Entità dissero: «Lasciateci aggiungere alcune cose che possono sembrare superflue; ogni vostra idea è sempre bene accetta, ma per ultimo saremo noi, attraverso il medium, a decidere se bisognerà agire in un modo o in un altro. Come è stato fatto per i precedenti volumi, così verrà fatto con il prossimo. Voi ora vi chiederete: “È certo che si farà?”. Rispondo che non dipende solo da noi, perché noi siamo certi che il libro esiste già, ma dipende da voi se non porterete a  termine la vostra esperienza. Quindi un altro volume lo si farà, ma non ho dato la certezza che riuscirete a farlo. Con questo dovete comprendere che niente è vissuto, niente è sicuro: siamo noi gli artefici della riuscita di qualsiasi sviluppo del ‘film’. Il film già esiste, ma noi abbiamo la facoltà di introdurre delle varianti, cioè cambiare la trama e i personaggi. Spetta solo a noi raggiungere il risultato».

Il terzo libro

Mi sembrava quindi che lo scopo fosse quello di far conoscere il modo in cui le guide spirituali ampliano e approfondiscono gli argomenti a seconda di ciò che il gruppo di ascolto, attraverso la mia medianità, assimila nel corso degli incontri. Continuai quindi, insieme al piccolo gruppo scelto dalle entità, a ricevere comunicazioni sempre con lo stesso metodo di formulazione di domande e di ricezione di risposte miranti ad approfondire gli insegnamenti fino a quel momento ricevuti.

Alla ripresa degli incontri il gruppo aveva desiderio di approfondire il tema del trapasso, ossia di cosa avviene dopo aver lasciato il piano fisico. Per motivi a me sconosciuti, dal momento che – per essere “meno coinvolto” – non mi sono mai interessato alle domande che venivano preparate dal gruppo, si iniziarono però a formulare domande riguardo l’evoluzione spirituale, modificando così il programma prefissato.

Il periodo di cui parlo va dall’ottobre 2009 al settembre 2011. In quest’ultimo incontro l’Entità comunicante iniziò dicendo: “L’attesa… è un modo di riflessione necessario per il vostro cammino spirituale”.

Con il termine “attesa” l’Entità voleva far meditare il gruppo sulla necessità di una riflessione, poiché le domande ripetitive su argomenti già trattati diventavano superate, date  le continue spiegazioni ricevute. Nel contempo si voleva far comprendere che dovevamo e dobbiamo avere la speranza e non la certezza della presenza dei “fratelli della luce”. Infatti più di una volta le Entità, attraverso me, avevano dato dei segnali invitando a condurre gli incontri con l’umiltà che si richiede per avere comunicazioni spirituali.

Devo precisare che, per la prima parte di quest’ultimo incontro, il mio modo di ricevere la comunicazione non fu per trasmissione del pensiero ma, ritornando all’inizio della mia medianità, attraverso il possesso materiale della mia mano, condizione che mi portava a scrivere molto lentamente e faticosamente. Se l’Entità avesse continuato a scrivere in quel modo, avrei dovuto interrompere la comunicazione a causa della stanchezza fisica. Infatti il tempo impiegato per scrivere l’introduzione era stato di venti minuti, mentre con l’usuale forma di comunicazione sarebbe stato di circa tre o quattro minuti.

Terminato l’incontro mi sentivo depresso. Credevo che le comunicazioni fossero terminate in quanto i richiami verso il gruppo dei partecipanti si facevano incalzanti. Preoccupato di ciò, mi chiedevo spesso: cosa dovrò fare? Pensavo che la mia esperienza fosse terminata, dato che il contatto con i nostri fratelli spirituali, attraverso me ed il gruppo, era finito. Pensavo che non si sarebbe potuto terminare il libro che avevano precedentemente predetto. Ero solo ed aspettavo mia moglie. Davanti a me c’era un abete. Il mio sguardo si fermò ad osservare questo albero così maestoso e silenzioso. In quel momento di pace e silenzio la voce mi parlò:

“Perché ti preoccupi!!!
Fatti albero.
L’albero più cresce, più diventa alto e più vede e
in silenzio ascolta…”

Iniziò da quel momento una nuova ripresa, caratterizzata però da un cambiamento di ricezione: la comunicazione non avveniva più attraverso il gruppo che formulava domande, ma con monologhi che mi venivano trasmessi dalle Entità su argomenti di loro scelta, sempre con l’ausilio della musica e della collaborazione di mia moglie.

Tutto questo mi portò personalmente ad una riflessione che lascio al lettore condividere o meno, ma che ritengo sia giusto fare: credo che si sia manifestata sin dall’inizio della mia esperienza una “Presenza” che aveva lo scopo di procedere, attraverso me e mia moglie, verso una costruzione ben precisa e un’idea preesistente, sia nei dialoghi iniziali che nei monologhi successivi, come a completamento di una sintesi dei temi trattati. Questo non è stato un volere mio, ma di una “Presenza” fuori di me e di noi.

A differenza dell’esperienza del primo libro, che riportava messaggi di famigliari trapassati, le comunicazioni relative al secondo libro erano di Entità che non hanno mai, se non in pochi casi, rivelato i loro nomi.

Ed infine la trasformazione del terzo libro “Tutto è, dall’illusione alla realtà spirituale – Il ritorno alle stelle”, in cui si è cercato di proporre ed approfondire determinati argomenti, fino alla svolta dei monologhi pronunciati dalle Entità in cui le stesse firmano con la dicitura: “dai fratelli della luce”.

In questo intero piano strutturale siamo stati tutti strumenti di una “forza” che poteva cambiare i partecipanti per il proprio fine, ma che ha posto “come tramite” me e mia moglie, come è stato indicato alla fine del volume “Nel Triangolo il Mistero”.

Trascrivo il punto essenziale di questa riflessione: “Il compito maggiore è sempre di chi riceve e della sorella nominata da noi segretaria. Non siamo solo noi ad affermarlo. Ora voi siete in grado di capire che loro stessi, prima di venire sulla Terra, hanno scelto l’esperienza da fare. Comunque con la loro libertà di portarla avanti o meno”.

In questi messaggi si troveranno, specie nella prima parte, le risposte a tanti quesiti che ci si pone nella vita e che potrebbero portare ad una nuova concezione della stessa. Nei monologhi i temi trattati portano alla sintesi dei concetti, delle verità, delle realtà; a dimostrazione che la ricerca spirituale non si esaurisce, ma si esprime in infiniti stati di sentire, diversi solo ai nostri occhi terreni e per il nostro sentire spirituale consapevolmente raggiunto. Le Entità infatti, pur rispettando tutte le religioni, hanno come unico scopo quello di trascenderle per far arrivare a quella libertà dove ognuno è responsabile delle proprie azioni.

Vorrei infine suggerire di soffermarsi sugli esempi fondamentali che le Entità hanno portato alla nostra attenzione per agevolarci nella comprensione e per farci arrivare alla conoscenza del “tutto è”. Cioè l’Uno che si manifesta.

Il primo esempio è quello della spirale, disegnata in senso orizzontale, nella quale noi siamo rappresentati con punti e linee. A seguire, l’esempio del film con i fotogrammi e le immagini in esso contenute, in cui ogni immagine rappresenta una nostra esperienza spirituale. L’esempio della montagna, con i sentieri e le varianti: ognuno di noi dovrà percorrere tutti i suoi lati e solo quando li avrà superati tutti e arriverà sulla vetta avrà una visione totale a 360 gradi. L’esempio del corpo-anima-spirito in cui, nel momento della nostra esperienza terrena, ogni elemento è unito e non frammentato. L’esempio della vita come Teatro, dove ognuno di noi sta recitando il suo ruolo scelto precedentemente. L’esempio dell’Oceano, nel quale noi siamo raffigurati come sue piccole gocce; solo quando la goccia avrà la consapevolezza di far parte dell’Oceano, essa stessa “sentirà” di “essere” Oceano. Ed infine l’esempio del salone, in cui noi veniamo rappresentati da finestre; la realtà ultima sarà quella di quando potremo illuminare tutto il salone, che è “illusorio”, in quanto la luce esiste sempre ed è infinita ed è l’essenza della nostra vita. Noi siamo luce, noi siamo energia pura.

Il perché del linguaggio usato

Voglio ora affrontare il tema del linguaggio, riportando ciò che dicono le Entità a proposito del perché del linguaggio usato nelle comunicazioni: “Spesso sentiamo che non comprendete il nostro linguaggio. Sì, è vero. Però dovete entrare nella vibrazione che in esso è contenuta, altrimenti resta sì un linguaggio, ma non viene percepita la vibrazione emanata. Vedete, abbiamo l’impressione che pretendiate che noi ci modifichiamo, ma quando vi si dice che siete voi che dovete modificarvi al nostro dire, sentiamo, non dico un rifiuto totale, ma un voler modificare a vostro piacimento ciò che noi affermiamo. È anche vero che, almeno con le parole, ci definite ‘maestri’.

I ‘maestri’, nella vostra dimensione, non permettono certamente dei dibattiti e delle controversie sui loro programmi, sulle loro scelte, ma accettate il loro linguaggio in quanto voi, in quel momento, siete degli allievi. Torniamo sul perché voglio spiegare l’argomento del linguaggio, per voi così irrilevante, per me invece significativo, in quanto sentiamo tante discussioni tra di voi. Il linguaggio, come abbiamo detto, è usato dal ‘tramite’ che percepisce il nostro pensiero e non fa altro che tradurre in parole ciò che lui ha ‘sentito’. Se fosse usato un altro linguaggio, potreste dire che è più fluido, più scorrevole, ma resterebbe il dubbio se la traduzione fosse fedele al pensiero trasmesso.

Togliamo per sempre queste difficoltà che sono insite in ognuno di voi. Il linguaggio usato, in questo caso, è rivolto a fratelli adeguati e bisognosi di questo linguaggio, altrimenti lo stesso pensiero si potrebbe trascrivere in tanti modi diversi per ognuno di voi. Non è qui il punto. Sapete cosa sarebbe successo? Che ognuno di voi, percependo il pensiero con il suo ‘sentire’, avrebbe trascritto ciò che egli stesso avrebbe ‘sentito’, ma non avrebbe trascritto il nostro pensiero. Ecco le affinità che si hanno tra le entità comunicanti e il ‘mezzo’. Ripeto, il linguaggio usato dal tramite è perfettamente congeniale con ciò che dicono le entità comunicanti. Ecco perché diciamo che la medianità deve avere una trasformazione in quanto, nel tempo, viene plasmata dai continui messaggi ricevuti. Cioè, il mezzo si trasforma e riceve pensieri diversi e da dimensioni diverse e traduce con il suo linguaggio che deve essere percepito da chi lo riceve e legge.

Ecco perché si dice che dovete sviscerare (studiare esaurientemente), attraverso le parole, il pensiero trascritto. Il linguaggio quindi è si importante, ma dovete andare in profondità per poter ‘sentire’ il pensiero trasmesso. Se invece, rimanendo in superficie, volete interpretare e ritrascrivere il messaggio con il vostro linguaggio, il vostro stesso linguaggio, pur essendo migliore, più fluido, potrebbe non esprimere il nostro pensiero che il mezzo ha percepito. Infine è necessaria un’ulteriore precisazione: nel momento in cui il ‘mezzo’ trascrive le nostre vibrazioni, è cosciente e si serve di tutta la gamma delle sue esperienze, diciamo personalità, avute sulla Terra. Naturalmente parliamo per alcuni tipi di medianità. Quando si parla di reincarnazione, o per meglio dire ‘vite vissute’, voi ci credete, ma non avete la minima concezione sulla sua struttura. Cioè, nel momento della ricezione medianica, il ricevente riesce a decifrare, a codificare ogni particella del nostro pensiero avvalendosi delle sue personalità vissute sulla Terra.

È il suo spirito che è in grado di farlo e di ricordare nel momento della ricezione. A voi tutto  questo sembra inaccettabile, lo sappiamo, ma fatecelo almeno dire così, poi, potrete chissà valutarlo. La comunicazione non è altro che una simbiosi della sua struttura messa in atto per comunicare con i piani superiori. Quindi sia chiaro, ritornando al linguaggio, quello usato, il più delle volte incomprensibile ai molti, può e deve arrivare ai pochi che sono in attesa di riceverlo e così percepirlo come fa il tramite.

Perciò non vi affaticate a comprendere di più di ciò che siete. Bevete a piccoli sorsi l’acqua che vi viene donata, assaporatela, meditatela nel suo giusto valore e non emettete giudizi dati dalla vostra incomprensione dovuta al vostro ‘sentire’. Per concludere, siete voi che vi dovete adattare a noi e non noi a voi. Caso mai uniamoci con ‘amore’, che è l’unico linguaggio datoci dal nostro Padre celeste. Il linguaggio usato, ripeto, è semplice, sincero e tante volte, anzi, il più delle volte, pur essendo semplice, non riuscite a comprendere il suo significato profondo necessario per una vostra giusta trasformazione, mentre per noi è più che profondo nella trasmissione e traduzione del nostro pensiero”.

Il quarto libro

Premetto che, dopo la pubblicazione del terzoo libro nel 2013 e la sua diffusione, credevo di aver terminato il mio compito. In questi ultimi anni, fino al 2017, mi sono impegnato nella distribuzione di tutte le copie cartacee dei libri “La Vita per La Vita” (libro tradotto anche in lingua tedesca con la collaborazione di Corinna Stockhausen, Daniela Angeli e Gaby Chiappi), “Nel Triangolo il Mistero” e “Tutto è, dall’illusione alla realtà spirituale”.

Nel frattempo, con l’aiuto dei miei figli e grazie al suo ideatore Andrea Bollino, è stato creato il sito nel quale sono state messe a disposizione, di chi volesse ancora leggere i libri, copie virtuali scaricabili gratuitamente. Sembrava quindi tutto compiuto, avendo raggiunto l’età di ottantatre anni. Continuavo a dialogare per corrispondenza con alcuni fedeli lettori sul contenuto dei messaggi ricevuti. Ma, come ci è stato insegnato, ognuno di noi deve percorrere il proprio cammino nella ricerca spirituale non sapendo mai quale sarà il momento del proprio ritorno alla casa celeste.

Ad un certo punto ci fu un cambiamento. La notte del 12 febbraio 2020 feci un sogno. Una ‘Voce’ mi disse: “Ti abbiamo dato questa piantina, curala”. Dopo pochi giorni vidi che la piantina cresceva e allora pensai che il vaso fosse piccolo. Presi la piantina, comprai un grosso vaso e lo misi in cantina non avendo la forza per portarlo in casa. Il giorno dopo scesi in cantina e notai che la pianta era secca. A quel punto la ‘Voce’ mi dice: “Mettendo ciò che ti abbiamo dato in un luogo oscuro senza luce si è essiccato. Comprendi!!!”

Non comprendendo subito il significato di questo sogno, aspettai che qualcosa avvenisse. Ho sempre seguito in tutti questi anni la ‘Voce’ che oramai all’unisono parla e mi suggerisce cosa fare. Ascolto ed eseguo, la maggioranza delle volte senza sapere quale sarà il fine. Ecco, questo a significare che, dopo un percorso durato più di trent’anni, ho imparato ad accettare e ad “abbandonarmi” ad una volontà che mi – e ci – permette di rinnovarci sempre più aprendoci alla consapevolezza di essere più vicini alla “luce” che si amplierà sempre più.

Ho continuato così a donare, a chi me ne faceva richiesta, questa piccola piantina suggerendo ad ognuno di alimentarla nel proprio vaso e farla così germogliare per il proprio fiore. Poiché sappiamo che tutto è ‘Uno’ e ogni cosa ha il suo valore, dopo continue ricerche, attingo alla semplicità di queste parole ricevute. I dialoghi che si sono avvicendati da quel momento hanno avuto un loro percorso. Alcuni si sono interrotti all’esaurimento dei diversi interessi che li hanno mossi. Altri si sono alimentati della spinta ad una ricerca interiore.

Vorrei precisare che in questi ultimi anni ci sono state persone con le quali ho continuato a dialogare sui miei libri e a confrontarne il contenuto. Due di questi dialoghi, in particolare, ho scelto di condividere. Nascono in luoghi diversi: uno a Napoli e precisamente il 22 giugno 2020 e l’altro a Torino il 28 novembre dello stesso anno. Antonio inizia a leggere il terzo libro e, dopo averlo letto, sente il desiderio di iniziare dal primo. Claudio invece inizia dal primo ed è ora arrivato alla lettura del terzo.

La scelta dunque di mettere insieme questi dialoghi è stata perché questi due fratelli hanno saputo ricercare, per strade diverse, la conoscenza e la consapevolezza dialogando con me e le Entità. La ‘Voce’, come sempre dico, ci ha condotto per mano, senza forzature, lasciando a noi la piena libertà di ricercare la propria via senza imposizioni, scegliendo quella più agibile per ciascuno la ricerca di quell’Uno che ci trascende tutti.

Ciò che ho riscontrato è che entrambi trovano cose interessanti in tutti e tre i libri, a dimostrazione, come ho sempre sostenuto, che il libro è ‘Uno’. Nel momento in cui preparavo i dialoghi, la ‘Voce’ ha voluto inserire il concetto della Spirale dicendomi: “Togli tutte le domande trattate sull’argomento. In questo modo dimostriamo che le risposte contengono un’unica sintesi cioè un monologo”. Gli argomenti trattati non avevano dunque bisogno che noi ci riunissimo per fare domande, testimoniando così che il tempo non esiste. La motivazione per cui il tema della Spirale viene proposto è fondamentale, in quanto annulla la concezione dei piani di esistenza trattati dai vari gruppi medianici o cenacoli.

Ho ritenuto opportuno, per il lettore interessato, inserire La storia della mia medianità, non avendola fatta conoscere nei tre libri precedenti.

Poiché nei dialoghi Claudio mi confida che nella sua vita è costante la presenza del numero nove, ho ritenuto opportuno riportare una mia testimonianza pubblicata nel “Giornale dei Misteri”, per dimostrare come nella mia esperienza e nella mia vita sia sempre stato presente il numero nove. Chi volesse comunque approfondire potrà leggere i libri nella loro completezza.

Vorrei inoltre testimoniare ciò che ho compreso fin da ora: finché non superiamo una esperienza, questa ci viene proposta più volte in occasioni diverse, sempre attraverso una sofferenza, una rinuncia. Ecco, in questo “momento” della mia vita sto rivivendo la stessa esperienza vissuta sette anni fa, come se il tempo non fosse passato. Ed allora come adesso mi vengono ridette le stesse parole: “Quando si costruisce qualcosa di duraturo si deve rinunciare a qualsiasi cosa”. Questa frase mi è stata di aiuto e conforto per continuare il mio cammino insieme a Maria Grazia e mi ha aiutato a comprendere quello che i Maestri hanno sempre detto sul perché del dolore: “Altro mezzo non v’era per condurvi avanti di un passo”.

Questo credo che sia il nostro compito. Il mio, di Maria Grazia e di tutti i fratelli che mi hanno permesso di testimoniare questo nuovo lavoro. Potrei anche sbagliare, però di una cosa sono certo: quando si trasmette Amore, non c’è possibilità di errore. Questo mi è stato insegnato in tutta la mia esperienza e questo è ciò che sto e che stiamo facendo. Con Amore per Amore.

Lo scopo di questa pubblicazione, oltre all’illustrazione del concetto di “Spirale”, è testimoniare che tre fratelli, mai conosciutisi in questa vita, si sono ritrovati attraverso i dialoghi e la lettura dei libri.

Il quinto libro

Questo nuovo lavoro nasce per “un caso” anche se, come le Entità ci hanno sempre detto, “il caso non esiste”. Il susseguirsi di casualità e circostanze mi hanno messo nella condizione di dover riprendere il percorso evolutivo. Credevo di aver terminato il mio compito, ma l’imponderabile è sempre pronto ad emergere nella mia vita. Alla pubblicazione online di un video sulla testimonianza della mia medianità, Enzo Decaro mi scrisse: “Puoi essere davvero contento del tuo compito e di come lo hai eseguito e portato avanti. Quanto al ‘tuo uscire di scena’, sappiamo bene che, come tante altre cose, per fortuna non rientra nelle nostre competenze. Chissà, forse avrai un po’ di straordinari da fare”.

Questa frase mi ritornava spesso alla mente. Ero convinto di aver terminato il mio compito, avendo ormai raggiunto l’età di 84 anni. Invece “La voce” riprende a parlare ed inizia un lavoro di elaborazione: l’unione dei monologhi con l’eliminazione delle date in cui erano stati ricevuti e delle Entità che si manifestavano. Questo a voler dimostrare che, se pur gli interventi fossero avvenuti in date diverse e dettati da varie Entità, unificando gli argomenti e le spiegazioni si scopriva un unico monologo, come se il tempo non fosse esistito.

Come sempre è stato detto dalle Entità: “Il libro esiste già, ma nel momento in cui viene a voi si divide in piccole spiegazioni”. L’intento di questo ultimo lavoro è la dimostrazione che il libro è UNO. Le Entità, che si sono definite “fratelli della luce”, sono entrate in comunione con noi per portarci verso la Luce che ci attende.

Dopo questa lunga esperienza iniziata a 45 anni solo oggi, che ho 85 anni, sto accettando di testimoniare in prima persona l’evento che attraverso me si è manifestato. La medianità nel tempo si è modificata: è iniziata con il possesso del mio braccio e della mia mano fino ad arrivare alla fine ad una medianità ispirativa attiva e cosciente. Ho pubblicato cinque libri con i titoli scelti dalle stesse Entità.

Il mio compito credo finisca qui, dopo un lungo periodo di comunicazioni ricevute tramite la mia medianità, che inizia nel 1983 e si protrae fino al 2023. Mediterò profondamente su quanto ho ricevuto, cercando il più possibile di mettere in pratica ciò che ci è stato donato con tanta pazienza ed amore.

Come sempre ho affermato, questa vuole essere solamente la testimonianza di un’esperienza personale. Chi saprà attingere a questi insegnamenti, accettandoli fino in fondo e mettendoli in pratica anche in minima parte, potrà verificare un cambiamento che lo condurrà ad un nuovo agire nei confronti di se stesso e degli altri.

Non esiste da parte nostra un privilegio per aver conosciuto questi insegnamenti. Essi non sono stati altro che un mezzo, un aiuto per migliorarci ulteriormente, sempre con il nostro libero arbitrio, che è limitato alla nostra evoluzione spirituale.

“Tutto si racchiude in una sola ed eterna verità: l’Uno che è Dio”

“Quando si trasmette Amore, non c’è possibilità di errore. Con Amore per Amore”

Mario del Giglio
Roma

Bibliografia

“La vita nella Vita – Incontri con Fratelli nell’Aldilà” – 2004 Tip. Grifani/Donati – Città di Castello (PG)
“Nel Triangolo il Mistero” – 2009 Tip. Grifani/Donati – Città di Castello (PG)
“Tutto È – Dall’Illusione alla Realtà Spirituale” – 2013 Tip. Grifani/Donati – Città di Castello (PG)
“Ritrovarsi – Colloqui tra Fratelli Spirituali” – 2021 Tip. Grifani/Donati – Città di Castello (PG)
“Tutto è Uno – Monologhi” – 2023 Tip. Grifani/Donati – Città di Castello (PG)

Materiale audio-video

“Tutto è Uno – Monologhi” – 2023 Audiolibro con la voce narrante di Enzo Decaro

PER EVENTUALI CONTATTI: MARIODELGIGLIO@VIRGILIO.IT
DAL SITO WWW.MARIODELGIGLIO.COM È POSSIBILE SCARICARE
GRATUITAMENTE IN PDF I LIBRI DI MARIO DEL GIGLIO

Fonte: “Storia di una medianità” – dal libro “Ritrovarsi – Colloqui tra Fratelli Spirituali”

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