* MARJAN GRUZEWSKI *(1898-1963) |
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![]() PREMESSA Di questo artista non siamo riusciti a trovare né una foto personale né foto dei suoi lavori. Tuttavia ci è sembrato doveroso riportare almeno quelle poche notizie che siamo riusciti a reperire e lo facciamo utilizzando in parte uno studio che Eugene Osty, medico e parapsicologo francese, che diresse dal 1924 al 1938 l’Institut Métapsychique International di Parigi, dedicò al pittore polacco. Che Gruzewski non sembri aver lasciato un nome nel pantheon degli artisti medianici importa poco; ciò che ci interessa – e ciò che interessava a Osty nel 1928 – è che Gruzewski concentra su di sé i tratti più eclatanti dell’attività artistico-medistica. BIOGRAFIA Marjan Gruzewski nacque in Polonia l’8 settembre 1898 da una famiglia di proprietari terrieri. Fin dall’infanzia si distinse per un’eccezionale capacità visionaria, che ricorda quella che viene attribuita a William Blake, e divenne noto anche per i contenuti precognitivi delle sue opere (tra l’altro disegnò con anni di anticipo la carta geografica della Polonia secondo i confini che le furono assegnati dopo la Seconda Guerra mondiale, all’indomani della Conferenza di Teheran). La sua storia parte da un’infanzia popolata da visioni di natura inquietante (visi e figure umane), che lo riempirono di spavento fino a renderlo un bambino nervoso ed iperattivo, ma di fervida immaginazione. Le teste umane sembrava che gli spuntassero dappertutto, di notte ma anche in pieno giorno. Ad otto anni, quando iniziò ad imparare a scrivere, si accorse che la sua mano si rifiutava di scrivere ciò che egli voleva, immobilizzandosi o gettando via la penna, come se fosse del tutto indipendente dalla sua volontà e questo handicap gli impedirà di seguire il normale curriculum scolastico. Nel 1915 la morte della madre lo ferì profondamente e, nello stesso anno, il fratello, la sorella e il cugino lo portarono ad una seduta spiritica. Dapprima immobile, il tavolo utilizzato dal gruppo gradualmente prese vita, poi, di seduta in seduta, si assistette a tutto un corteo di manifestazioni – materializzazioni di mani e volti, scrittura diretta su fogli di carta appoggiati sul tavolo, movimento di oggetti, rumori inspiegabili – di cui Marjan sembrò essere la fonte. Così, quando comparvero gli ectoplasmi, sembrarono uscire dal suo braccio. Una sera del 1919, mentre era impegnato in una sessione di scrittura automatica, il testo scritto dalla sua mano gli fece sapere che stava per cadere in trance. Dapprima rifiutò di lasciarsi invadere dalla trance, ma una forza lo costrinse a sedersi in poltrona e perse i sensi. Apparve quindi per la prima volta una “Guida”; e per gli anni successivi sarà lei a guidare il gioco. L’artista descriveva che quando si trovava in stato di trance, le persone che assistevano alle sue esibizioni non gli apparivano come quando era sveglio, ma come immerse in un fluido in movimento, luminoso e colorato, mescolate ad altre figure umane. Nello stesso anno ebbe la rivelazione della sua vocazione artistica. Un visitatore, che partecipava a una sessione, ebbe l’idea di chiedere alla Guida di disegnare se stessa. Fu l’esplosione di un dono artistico rimasto latente, come ha chiaramente mostrato Osty: “Nel momento stesso in cui è stato chiamato, il fenomeno si è manifestato. La mano, una volta ribelle alle ingiunzioni della volontà, disegna subito. Fu l’emergere improvviso, poi il rapido sviluppo del dono del disegno e della pittura”. Era l’effusione della conoscenza che sembrava inesistente in Gruzewski: l’uso della matita, poi dei pennelli, poi dei pastelli, l’uso dei colori, la conoscenza dell’anatomia delle forme umane e animali nei loro atteggiamenti statici e nei loro movimenti. Di solito, Gruzewski entrava in trance cambiando la sua frequenza respiratoria, che restava ansimante. In questo stato improvvisava in versi e in prosa sui temi che gli venivano offerti, improvvisazioni di grande forza, che duravano dai dieci ai quindici minuti, inoltre disegnava, dipingeva e il modo stesso in cui dipingeva i ritratti, indipendentemente dal loro merito artistico, era molto sorprendente. Appena entrava in trance, con il corpo che tremava per gli spasmi, afferrava una matita e cominciava a disegnare con gesti così bruschi e così disordinati che i testimoni si aspettavano un risultato caotico, ma infine restavano sempre sorpresi dalla finezza di ciò che veniva rappresentato sia su carta che su tela. Tutto questo avveniva solitamente con una luce rossa o in totale oscurità, condizioni preferite dall’artista, almeno nelle sue prime fasi, forse perché favorevoli alla produzione di uno stato di coscienza alterata. Anche in un ambiente completamente privo di luce, il giovane pittore polacco poteva disegnare ritratti a tutta velocità o dipingere ad olio. Quest’ultimo punto, molto sorprendente, fu verificato da Osty all’Istituto Metapsichico su soggetti da lui imposti a Gruzewski, e a condizioni che esclusero ogni sotterfugio. Ad esempio, il 7 giugno 1923, Gruzewski realizzò nel buio più totale, in tre minuti, su richiesta, un ritratto molto espressivo di un pittore, M. de Sainville. Quest’ultimo farà notare ad Osty, commentando il ritratto realizzato in queste strane condizioni, che le ombre, i tratteggi, le levigature fatte con le dita, le macchie bianche e nere, ecc. sono stati posizionati con estrema precisione, come se l’artista avesse potuto lavorare in normali condizioni di luce. La qualità dei suoi disegni, va notato, migliorò rapidamente nel tempo e sebbene non avesse ricevuto alcuna cultura artistica, le sue opere evocavano quelle di pittori polacchi deceduti, come Matejko o Wyspianski. Gruzewski spiegava questo mimetismo pittorico attraverso la dottrina spiritualista, alla quale aderiva mescolandola a personali concezioni mistiche. Credeva che gli spiriti di questi creatori defunti guidassero la sua mano, che l’uomo sopravvivesse dopo la morte, e che lo spazio fosse pieno dalle anime dei defunti; erano queste anime che si materializzavano nei suoi ritratti e dipinti. Poiché credeva nelle vite successive, alcune delle sue opere mostravano anche episodi di vite passate. Molti dei suoi dipinti mostravano, intorno ai ritratti, una materia diffusa disseminata di occhi embrionali. Per lui erano “larve”, cioè oscure coscienze, spiriti non ancora incarnati, ai quali attribuiva il ruolo di disturbare i vivi. Intorno ai volti inoltre, si vedevano spesso vortici, le cui variazioni di colore simboleggiavano le personalità. Osty, che studiò attentamente le condizioni psicofisiologiche del lavoro artistico di Gruzewski disse: “Il pittore polacco produsse tutte le sue opere in uno stato di trance, più precisamente di sonnambulismo profondo, tra il 1919 e il 1936. Dimostra, infatti, una grande capacità di mettersi in questo stato, che ha coltivato negli anni, al punto da invocarlo quando vuole. Quando vuole dipingere, si accontenta di stare fermo, guardando nel vuoto e fermando il flusso dei suoi pensieri. Dopo pochi secondi, i suoi occhi iniziano a bruciare, i muscoli del suo collo si contraggono e la sua testa si inclina all’indietro. Non sente più il suo corpo, un gran colpo scuote la testa e cade privo di sensi. Quando si sveglia, non ricorda nulla, come i vecchi sonnambuli magnetici”. Egli arrivò a sperimentare due tipi di trance: 1) una “grande trance”, della durata di 20-45 minuti, in cui appariva totalmente isolato dall’ambiente circostante e della quale non conservava alcun ricordo, salvo qualche vaga e soffusa visione: in questo stato di coscienza, caratterizzato da un elevato grado di assorbimento, era in grado di realizzare le opere più complesse; 2) una “piccola trance”, durante la quale era più vigile ed in grado di percepire la luce e rumori dell’ambiente circostante e delle persone presenti, ricordando particolari più vividi e precisi: durante tale fase eseguiva opere più semplificate, per poi uscirne spontaneamente una volta terminata l’opera. “Si direbbe”, scrive Osty, “che la psiche di Gruzewski adegua lo stato psicologico di trance, per quanto riguarda la sua durata e la sua intensità, alla meta da raggiungere, come il chirurgo fa piccole e grandi anestesie a seconda dell’importanza del suo intervento”. L’artista era uno spiritista convinto. Tale caratteristica lo rendeva fortemente suggestionabile, tant’è che riteneva di essere soltanto uno strumento passivo, mentre i veri creatori delle sue opere erano artisti defunti, che si manifestavano attraverso la sua mano durante lo stato di trance. La suggestionabilità esercitò un ruolo fondamentale sull’artista e molta parte della sua opera fu il prodotto del suo misticismo e della sua cultura occultista, fortemente condizionate dalla credenza nella sopravvivenza e nella reincarnazione: tutto ciò evidenzia una stretta correlazione tra creatività ed esperienze medianiche. Il lavoro di Gruzewski continò a progredire. Quest’ultimo, intorno al 1928, data dei suoi incontri con Osty, voleva diventare un pittore come gli altri, imparò a dipingere, imparò l’anatomia umana e animale, e si esercitò a copiare modelli. Se il risultato di questi sforzi rimase abbastanza mediocre, molto al di sotto, in ogni caso, del suo lavoro di medium, d’altra parte diede luogo a un concomitante miglioramento del lavoro sonnambulo, come se si stabilisse una dialettica tra i due. Così, a poco a poco, si abituò a lavorare in una stanza illuminata, e la qualità tecnica delle sue opere aumentò di conseguenza. Ma, quando incontrava una difficoltà tecnica nell’attuare un progetto pittorico consapevole, la sua mano si rifiutava di obbedirgli e, liberata dalla volontà cosciente, allora realizzava improvvisamente il disegno o la pittura che coscientemente aveva mancato di realizzare. In altre parole, la sua arte oscillava tra momenti di attuazione cosciente e momenti di trance, durante i quali un altro strato della psiche si impadroniva del processo: “In sintesi”, scrive Osty, “il tentativo di Gruzewski di diventare pittore è così formulato: quando ciò che vuole dipingere è facile, lo ottiene con i suoi mezzi acquisiti, e con il lavoro laborioso; quando è difficile, la sua mano lo esegue d’impulso, senza apparente trance né sonnambulismo spontaneo”. Fu nell’infanzia del pittore che il presidente dell’Istituto Metapsichico cercherà elementi per spiegare la sua medianità. Tre tratti della personalità colpiscono nel giovane Marjan: il potere della sua vita immaginaria, sempre al limite dell’allucinazione; l’apparente mediocrità della sua personalità cosciente, che lo porta a fallire a scuola; infine, lo stupefacente rifiuto della sua mano di inchinarsi a certi condimenti come quello della scrittura. “Tutto accade”, conclude Osty, “come se la sua mano, rifiutandosi di lavorare per lo strato superficiale della psiche, avesse invece, attraverso il canale della trance, accettato di mettersi al servizio di un ‘ospite sconosciuto’”. Gruzewski, bambino e adolescente, era un essere in cui il livello funzionale cosciente della psiche mancava delle qualità che di solito assicuravano la sua attività utile, mentre nel resto della psiche predominava il subconscio – questa parola essendo usata nel senso più ampio. Con il mimetismo della sua mano, il subconscio sembrava dire: “Se vuoi che esca qualcosa di buono da Marjan Gruzewski, dovresti venire da me. Il mio collaboratore, il cosciente, è di rara insufficienza. Io sono intraprendente, mettimi alla prova”. Ma nessuno ci pensò. Nessuno ci pensò fino a quando le circostanze non portarono Marjan Gruzewski alla pratica dello spiritismo. Questa pratica lo dotò di scrittura automatica. Da quel momento in poi, il subconscio ebbe un mezzo per esprimersi e lo usò prima di tutto per dire come trarne vantaggio. Sotto la firma di una personificazione, che dovrebbe essere una “Guida”, non passò molto tempo che qualcuno scrisse a mano: “Dobbiamo ora entrare in trance”, vale a dire l’eclissi totale, l’abdicazione definitiva del piano funzionale cosciente che inibisce l’attività latente della psiche. E, d’ora in poi, era pronto a rispondere alle varie richieste che gli venivano rivolte. Chiedendo agli “spiriti” di produrre ciò che si credeva incapace all’uomo, lo si faceva produrre a Gruzewski. |
Fonte: Arte Medianica – Una Nuova Ipotesi di Ricerca di Giuseppe Galletta
Fonte: https://www.metapsychique.org/un-schmurz-dans-le-monde-de-lart/
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