* SANTA TERESA DI GESU’ *(1873 – 1897) |
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![]() Teresa Martin nacque ad Aleçon (Orne), piccolo villaggio della Normandia francese, il 2 gennaio 1873 da una famiglia borghese agiata di profonda fede cristiana, ultima di otto figli, di cui tre muoiono piccoli, perché in quel tempo la mortalità infantile non era ancora stata vinta. Tuttavia nonostante le tragedie nella famiglia Martin regna una solida fede che le acconsente di scorgere in ogni avvenimento la presenza di Dio. Il padre Louis Martin nato il 22 Agosto a Bordeaux, era orologiaio aveva imparato il suo lavoro in Svizzera, da bambino aveva seguito suo padre nelle diverse guarnigioni (Avignone, Strasburgo) e conobbe la vita dei campi militari sino al congedo del padre successivamente si ritirarono ad Aleçon nel 1830. Louis a ventidue anni sogna una vita religiosa e si presenta come postulante al monastero del Gran San Bernardo ma non viene accettato perché non conosce il latino, tuttavia per otto anni conduce una vita quasi monastica, tutta dedita al lavoro, alla preghiera, alla lettura. La mamma Zélie Guérin, nata il 23 Dicembre 1831 in una famiglia di origine contadina, è stata educata da un padre autoritario e da una madre molto severa, anche lei pensa alla vita religiosa, ma la sua domanda di essere accolta presso le suore dell’Hotel-Dieu d’Aleçon viene respinta ed allora si lancia nella fabbricazione del “Punto di Aleçon” apre un negozio diventa un’abile lavoratrice e avrà un pieno successo. Appena nata Teresa conosce la sofferenza: a soli quindici giorni rischia di morire per un’enterite acuta. A due mesi Teresa supera una crisi però la madre è tuttavia costretta, su parere del medico, a separarsi dalla figlia e affidarla a una nutrice amica. All’età di quattro anni Teresa perde la mamma, minata da un cancro al seno, tuttavia le sorelle fanno del loro meglio per crescere la piccola Teresa, nello stesso periodo si trasferiscono a Lisieux (Calvados). Ha nove anni quando sua sorella Paolina, la sua “piccola mamma”, entra al Carmelo della città, Teresa cade gravemente ammalata. Nessuno sa diagnosticare la malattia. Teresa, familiari e amici pregano moltissimo. Il 13 Maggio 1883, quando ormai sembrava inevitabile la morte. Teresa vede la Vergine sorridente e immediatamente guarisce. La guarigione improvvisa e quel sorriso materno di Maria la rendono ancora più determinata a realizzare il sogno da sempre nutrito ossia consacrarsi totalmente all’Amore. Alla prima comunione (8 Maggio 1884) Teresa sperimentò di sentirsi amata “fu un bacio d’amore, mi sentivo amata, e dicevo anche: Ti amo, mi do a te per sempre”. Successivamente anche la primogenita Maria entra nel Carmelo. A 14 anni, Teresa annuncia al padre l’intenzione di entrare al Carmelo. A 15 anni (il 9 aprile 1888) varca il cancello della clausura, dopo aver ottenuto – considerata la sua giovane età – un permesso particolare da papa Leone XIII, che incontrò il 20 novembre 1887 a Roma. Nel Carmelo era calmissima e ritrovò la pace, che non l’abbandonò più nemmeno durante la prova. La madre Gonzaga, nonostante la giovane età di Teresa la trattava con severità, tuttavia lei non se ne lamentò mai. Frattanto le condizioni del padre precipitarono. L’arteriosclerosi devastò il papà di Teresa che fu interdetto e ricoverato per tre anni in una casa di cura. Questo fatto le procurò un terribile dolore. Ma la prova più grande per lei non fu quella della salute, bensì la “notte” dello spirito che l’avvolse per diciotto mesi. Sperimentò questo non attraverso le frequentazioni di atei, ma nel silenzio incombente di Dio capì la condizione dell’ateo: “Dio ha permesso che l’anima mia fosse invasa dalle tenebre più fitte, e che il pensiero del Cielo, dolcissimo per me, non fosse più se non lotta e tormento”. La sua salute cagionevole tuttavia non resisterà a lungo al rigore della regola carmelitana e il 30 settembre 1897, all’età di 24 anni, morirà di tubercolosi, vivendo giorno per giorno le sue sofferenze in perfetta unione a Gesù Cristo morto in croce, per la salvezza degli uomini. Questo periodo di nove anni trascorsi in una vita da religiosa, apparentemente senza rilievo, avranno una meravigliosa portata spirituale, tanto più forte se si considera che da allora molte persone semplici, grazie al suo esempio si sentono di poter imitare e raggiungere lo stesso livello di quest’anima senza pretese né complicazioni, ma tuttavia così terribilmente esigente con se stessa. Quella di Teresa è la “via d’infanzia”, o “piccola via” che fa riconoscere la propria piccolezza e si abbandona con fiducia alla bontà di Dio come un bambino nelle braccia di sua madre. Nella vita di Teresa tutto è in contrasto. Il suo linguaggio è povero e spesso infantile, ma il suo pensiero è geniale. La sua vita apparentemente senza drammi è invece una tragedia della fede. La sua esistenza si è svolta fra le quattro mura del Carmelo, eppure il suo messaggio è universale. Teresa ha scritto molto. Ha composto tre manoscritti, uno nel 1895, “Storia di un’anima” (chiamato manoscritto A), “Autobiografia” scritta dietro richiesta della sorella Paolina (madre Agnese) un altro nel 1897 (chiamato manoscritto B), anno in cui scrive per obbedire alla sua priora. Le sue sorelle poi hanno raccolto le sue “Ultime conversazioni” dal maggio 1897 al giorno della sua morte (questo chiamato manoscritto C). Si rimane poi stupiti dal gran numero di lettere inviate alla famiglia e dalle numerose poesie che ha composto. Teresa ha sofferto molto. Le prove spirituali che ha attraversato nel corso di questa vita nascosta (notte della fede, vuoto spirituale, tentazione di miscredenza) la rendono molto vicina a quelli che dubitano e non credono. Teresa è sconosciuta quando muore nel 1897, ma quando viene canonizzata ventotto anni più tardi, nel 1925, la fama della sua santità si è sparsa celermente nel mondo intero: Lisieux diventerà uno delle destinazioni più ricercate da grandi masse di fedeli da ogni parte del mondo. Teresa viene proclamata, nello stesso anno sempre da papa Pio XI patrono universale delle Missioni, – per le quali ella ha pregato senza posa – è patrona della Francia, come Giovanna d’Arco. Nel 1997, centenario della sua morte, Teresa è dichiarata “Dottore della Chiesa”, la terza donna che assurge al massimo della considerazione teologica in duemila anni di Cristianesimo, dopo santa Caterina da Siena e santa Teresa d’Avila. Il santo è visto come un prototipo che polarizza le energie e indica come realizzare il Vangelo in una data epoca. S. Teresa di Lisieux è profondamente moderna perché aiuta lo spirito ed il cuore a fondere le cose della terra a quelle del cielo e intendere le cose di Dio, del suo Amore, ai comportamenti più concreti. Nel linguaggio odierno si parla spesso di tensione, per esprimere la difficoltà che ha l’uomo a vivere coscientemente a livello spirituale. S. Teresa ci offre un equilibrio armonioso. Per questo motivo può essere facilmente presa come modello di vita spirituale. La giovane carmelitana pone la santità evangelica alla portata di tutti inserendola nel normale modo di vivere, e dal suo impeto missionario si irraggia la più genuina contemplazione che pervade tutta la sua incredibile fecondità apostolica. La “piccola via” proposta da Teresa consiste nello sprigionare il dinamismo della speranza attraverso la dinamica di una fiducia totale, per poter giungere al termine del cammino per così dire a mani vuote: nonostante la creatura si sia impegnata a eseguire e coltivare tutte le opere dell’Amore, le mani devono essere colmate solo dalle opere e dai meriti di Dio stesso. Per Teresa tutti noi siamo chiamati a giungere sulla vetta della montagna dell’Amore e i Santi sono coloro che sono riusciti a salire sulla montagna la cui cima si perde nel cielo. Teresa non si è mai interrogata sul cammino che l’avrebbe condotta alla “Montagna dell’Amore” ma si è lasciata condurre da Gesù in totale abbandono. E’ proprio l’Amore Infinito che, chinandosi sulla creatura, colma tutte le distanze e tutte le opere, salvo l’unica opera che solo la creatura può compiere: l’abbandono totale. Non può essere l’uomo a gestire la Misericordia di Dio neanche attraverso la sua debolezza o i suoi peccati, ma è Dio misericordioso nella sua stessa natura che si china sul nostro nulla. La scoperta di Teresa consiste proprio nella necessità di abbandonarsi alla Grazia perché è convinta, che sia l’Amore a far ascendere e generare le opere. La Montagna della santità è dunque una “Montagna d’Amore”, che è facile salire quanto è facile per le braccia dei genitori sollevare i loro bimbi. Per Teresa la “via breve” consiste nell’essere presa tra le braccia di Gesù e portata da Lui fin sulla vetta della Montagna dell’Amore. La “piccola via” intuita da Teresa è nuova per il fatto di essere incredibilmente breve; talmente immediata da non esistere nemmeno, in quanto ogni percorso serve per colmare una distanza. Nella piccola via tracciata da Teresa non si prevede alcun spazio da percorrere, alcun tempo da attendere, se non il lasciarsi afferrare qui, ora. Tuttavia anche se la via è tutta di Dio, la creatura deve ricercare continuamente il luogo appropriato alla Misericordia e collocarsi là dove la Misericordia possa esprimere tutta la sua pienezza. In altre parole nel rapporto d’Amore così come inteso da Teresa anche se uno dei due prendesse tutta l’iniziativa, all’altro resterebbe il compito di immergersi nell’intimità che gli è offerta. In sintesi la dottrina di Teresa consiste nei seguenti principi: 1 – Dio è Amore Misericordioso, la Sua natura lo porta a chinarsi verso tutto ciò che è piccolo e bisognoso di amore. Teresa ha compreso attraverso il movimento caritatevole del suo cuore e attraverso lo sguardo della fede il fondamento trinitario della Misericordia. Il volto del Padre e quello del Figlio quasi si sovrappongono nel suo cuore e nella sua mente: ha capito che la Misericordia è radicata nel mistero stesso della natura di Dio. Teresa ci ha insegnato che Gesù non solo è pronto a sollevarci, a sorreggerci per ogni caduta, ma è disposto ad eliminare ogni nostra debolezza e peccato purché chiediamo il Suo aiuto. Teresa alla fine vorrebbe trasmetterci l’Amore Misericordioso di Dio che tutto avvolge, come un oceano in cui la goccia si perde, come un abisso dove è dolce precipitare. Ha compreso che nelle creature c’è un grosso limite “nel dare amore”, ma che tuttavia possono essere tutti “infiniti nel ricevere amore e nel lasciarsi amare”. Giovanni Paolo II a Lisieux (Omelia del 2 Giugno 1980): “Essere bambini, diventare come bambini vuol dire entrare proprio nel mezzo della più grande missione che attraversa il cuore stesso dell’uomo. Teresa, lei lo sapeva perfettamente. Questa missione trae origine dall’amore eterno del Padre. Il Figlio di Dio, come uomo, in maniera visibile, ‘storica’, e lo Spirito santo, in maniera invisibile e ‘carismatica’, la portano a compimento nella storia dell’umanità”. |
FONTE: http://digilander.libero.it/raxdi/viateresa.htm
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