Nato ad Augsburg, ma vissuto a Monaco di Baviera, fu una figura singolare di artista poliedrico: pittore, musicista, novelliere e poeta. La sua creatività artistica, anziché essere rivolta verso il passato, era proiettata al futuro: riteneva infatti che i contenuti dei suoi dipinti erano dettati da intelligenze extraterrestri. Le sue tele infatti rappresentavano paesaggi futuristici o città del futuro: probabilmente ciò che già esiste in altri mondi o altre dimensioni, secondo la visione dell’artista, il quale riteneva che su altri mondi o sistemi solari esterni alla nostra galassia poteva esistere una vita più evoluta della nostra.
Lavorò professionalmente come musicista presso l’orchestra sinfonica della radio di Monaco, ma fin da bambino coltivò una passione per la pittura, frequentando anche l’Accademia Artistica di Monaco. Ad un certo punto della sua carriera artistica (verso la fine degli anni Cinquanta), ebbe una sorta di visione o illuminazione interiore che lo indusse a sviluppare progressivamente uno stile grafico totalmente diverso da quello utilizzato fino a quel momento, caratterizzato da un tratto più tenue e delicato, nonché da un particolare elementarismo pittorico, costituito da linee essenziali e tinte pastello, così come da visioni aeree e dinamiche che raffiguravano un mondo simbolico e mitico, lontano nel tempo e nello spazio. Utilizzava spesso le sue tavole come illustrazioni di novelle “extraterrestri”, una sorta di ricordi o visioni interiori di mondi futuri, senza tuttavia riuscire a spiegarne il significato: esse si presentavano come sogni o si manifestavano come messaggi cifrati.
Va comunque detto che l’artista si era sempre interessato allo studio di antiche religioni e civiltà scomparse, esoterismo e dottrine orientali, probabilmente elaborando sotto forma di visioni interiori i contenuti dai quali era stato più suggestionato e costruendo un proprio mondo interiore fatto di visioni fantastiche ed allucinatorie, del quale lui stesso si sentiva parte. La sua profonda convinzione dell’esistenza di una vita extraterrestre e di altre civiltà nell’universo, più evolute della nostra, che lo guidavano nella creazione artistica, ha sicuramente contribuito ad influenzare il suo stile e il suo tratto pittorico, spingendolo ad attribuire i contenuti dei suoi dipinti a presunte influenze di natura aliena.
I suoi quadri riflettono infatti un mondo simbolico e misterioso, ma sempre dotato di un’intensa luce ed armonia, sospeso tra l’acqua e il cielo: compaiono veicoli spaziali, architetture futuristiche ed ultramoderne (che sembrano l’evoluzione di antichi templi, come le piramidi egizie ed azteche), figure antropomorfe o zoomorfe alate, insieme a simboli e riferimenti ad antiche civiltà passate. Tali raffigurazioni mitico-favolistiche ed astrali contribuiscono a trasmettere, attraverso la loro simbologia onirica, una visione positiva ed ottimistica dell’esistenza e sono dotate di una forte carica spirituale ed evocativa, tipica delle filosofie new age: l’autore infatti credeva fermamente nell’avvento dell’età dell’Acquario e nella positiva evoluzione dell’umanità verso un’era di pace, prosperità e armonia.
Lo stesso artista affermò di sentirsi guidato da una particolare “radiazione” positiva, di essere il messaggero di una nuova filosofia e di aver voluto rappresentare nei suoi quadri la “mitologia del futuro”: insomma, una sorta di profeta visivo. Anche l’uso del colore riveste una particolare importanza nello stile pittorico di questo artista, egli infatti prediligeva tinte tenui, ma luminose, capaci di trasmettere una sensazione un senso di serenità e una visione positiva ed ottimistica dell’esistenza, pervasa da un intenso afflato spirituale.
Anche in questo artista ricorre uno schema caratteristico ed usuale, riscontrato anche in altri artisti medianici in varie epoche storiche e in diverse parti del mondo: l’accadimento di un evento traumatico capace di influenzare la sfera emotiva e la psiche dell’artista, scatenando una serie di sintomi neurologici e di natura psicofisica, come sogni lucidi, incubi, visioni ed allucinazioni, ed attivando a lungo termine un’ipersensibilità estetica che trova il suo sfogo in episodi di creatività spontanea e automatica.
Infatti, a seguito di un grave incidente stradale, nel corso del quale l’artista riportò una seria commozione cerebrale, si verificarono alcuni strani episodi che lo stesso autore definì come “alterazioni dello stato di coscienza”: egli iniziò infatti a percepire una sensazione di distacco dalla “coscienza quotidiana” (tipico sintomo della sindrome dissociativa), accompagnata dalla sensazione di trovarsi in un mondo totalmente estraneo, sospeso tra la vita e la morte. Ecco perché l’artista soleva dire, scherzando, di appartenere ad un altro mondo, o di aver vissuto in un’altra dimensione, riportando nei suoi quadri i ricordi di tali esperienze vissute su altri piani di esistenza: e l’arte, secondo l’artista, era l’unico modo per raffigurare la “la realtà del sogno”.
In memoria di Victor Emanuel Bickel di Elmar R. Gruber
Alla fine degli anni ’80 ho conosciuto strane immagini liriche di mondi extraterrestri disegnate da un certo Faroxi. Sono stato toccato dalle immagini incantate e così sono entrato in contatto con l’artista. Arrivavano lettere, scritte con una calligrafia raffinata, quasi manierista, che mi ricordava le tracce leggere ed eleganti lasciate da una fata danzante. Era la calligrafia di Victor Emanuel Bickel, che si nascondeva dietro il nome dell’artista Faroxis.
Poco dopo la nostra corrispondenza terminò poiché io ero molto impegnato con altri progetti e Victor si trasferì all’estero. È stato solo circa tre decenni dopo che ho ripreso le sue tracce e ho fatto tutto il possibile per incontrarlo finalmente di persona. Bickel era già un uomo anziano e ora viveva con sua moglie in un piccolo paese nella tranquilla valle Tösstal in Svizzera. Presto avrei saputo perché la coppia aveva scelto questo luogo come nuova casa.
Ho incontrato un uomo dal sorriso malizioso con una barba lunga e sottile e occhi vigili che non parlava molto, ma amava mostrarmi instancabilmente i suoi disegni. L’uomo, che sembrava essere diventato saggio sulle cose del mondo e quindi irradiava un’indomita serenità, disegnava ancora le immagini delle sue visioni extraterrestri.
Victor Emanuel Bickel è morto il 19 dicembre 2018. Mi ritengo fortunato di averlo incontrato alcune volte e di aver approfondito il modo in cui ha ricevuto informazioni e immagini da un altro mondo e quindi ha creato le sue opere d’arte.
Fin dalla prima infanzia Victor Emanuel Bickel voleva diventare un pittore. Da bambino amava disegnare e dipingere, ma i genitori si opposero. Nato nel 1928 ad Augsburg, in Germania, due eventi della sua infanzia hanno oscurato la vita di Victor. All’età di cinque anni, seduto sul manubrio di una bicicletta che un amico più grande stava guidando troppo velocemente, si schiantarono contro un muro di casa. Victor subì una grave commozione cerebrale e, al risveglio dall’incoscienza, non sapeva se fosse vivo o morto. Da allora sperimentò ripetutamente stati di coscienza alterati spontanei in cui aveva la sensazione di trovarsi in un mondo completamente estraneo. Per scherzo in seguito disse ai suoi amici: “Non sono di questo mondo, ma vengo da un altro pianeta”.
All’età di undici anni, fu profondamente scioccato dalla morte della sua amata e molto dotata sorella maggiore. Questo evento ebbe un impatto duraturo su Victor che, tuttavia, riuscì a mantenere la sua allegria per tutta la vita. La musica godeva di una grande tradizione nella sua famiglia e il giovane Victor si dedicò prima al violino e poi alla viola. Dopo la guerra frequentò l’Accademia di Musica di Monaco, divenne musicista e fu subito impegnato come violista nell’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, divenendo attivo anche in tre associazioni di musica da camera.
Tuttavia, non trascurò mai il disegno e la pittura. Era un artista autodidatta e gli strani stati alterati di coscienza e i suoi sogni insolitamente intensi, in cui hanno avuto un ruolo mondi lontani, civiltà perdute e sconosciute, lo portarono ad un esame approfondito delle tradizioni spirituali delle culture antiche, della filosofia, del misticismo e dell’esoterismo. Iniziò anche ad occuparsi intensamente della pratica yoga e fu durante questa che conobbe la sua futura moglie, Adelamarie, che condivideva i suoi interessi e che fino alla sua scomparsa fu la compagna congeniale al suo fianco.
Attraverso i suoi studi filosofici ed esoterici, lo stile dei suoi disegni e dipinti cambiò notevolmente. Emersero immagini leggere, poetiche, a volte giocose, in cui facevano la loro comparsa i felici abitanti di mondi lontani. Strane architetture con elementi di antiche culture americane e asiatiche si sviluppano da forme organiche incorporate in un’aura di scenari che ricordano le fantasie della fantascienza. I cancelli rappresentano i passaggi ad altre dimensioni. Le culture antiche e future o aliene si fondono in un mondo utopico in cui le persone e gli esseri sovrumani esistono in un’unione armoniosa.
Quelle che a volte sembrano ingenue o ricordano le fiabe sono composizioni leggere, melodicamente fluide e poetiche. Non solo le figure sembrano muoversi come danzatrici, le stesse linee sottili, con cui Victor Emanuel Bickel costruisce i suoi disegni, luccicano e oscillano come se fossero vibrate da inni solenni o corali. Bickel ha sviluppato una tecnica pittorica sottile con matite, pastelli, gessetti e penne a sfera, attraverso la quale opere delicate, dai colori pastello ma anche sature di colore appaiono senza peso, quasi di trasparenza eolica. Per i suoi mondi pittorici alieni, si è dato un nome d’artista adatto. Firmò le sue opere come “Faroxis”, o “Seraphinus Faroxis”, e a volte semplicemente con il suo secondo nome Emanuel.
All’età di 50 anni la sua carriera di musicista si interruppe bruscamente. Durante le prove per una sinfonia di Bruckner iniziò a soffrire di una grave perdita dell’udito e fu così costretto al ritiro anticipato, ma anche con questo colpo del destino non perse la sua fiducia. Mantenne la sua allegra serenità e da allora si dedicò interamente al disegno e alla pittura.
Le sue opere irradiano un’aura mistica ma senza alcuna tristezza o pesantezza. Non c’è niente di deprimente in loro. Piuttosto, trasmettono l’idea di una graduale eliminazione della gravità. Le figure non camminano, galleggiano. Tutto è pieno di radiosa assenza di sforzo. Persone e dispositivi si muovono con il peso dei pensieri. Per Victor Emanuel Bickel, i suoi disegni dovrebbero rivelare un movimento verso un livello più alto di umanità. L’evoluzione della coscienza, il divenire interiore è il leitmotiv delle sue opere. Il desiderio di un’evoluzione spirituale dell’uomo. Ecco perché non ha mai considerato i suoi disegni e dipinti davvero completati. Spesso le rivedeva anche anni dopo, ritagliava un elemento e ne incollava uno nuovo o disegnava più volte lo stesso soggetto in molte varianti. Il messaggio contenuto nelle opere è maturato in lui nel tempo.
Alla fine, negli scritti di “Billy” Eduard Albert Meier (BEAM), un contattato UFO e autore di numerosi libri e scritti, Bickel e sua moglie trovarono risposte a questa evoluzione intuitivamente compresa della coscienza umana e anche risposte a molto del suo lavoro artistico che lo lasciava ancora perplesso. Gli insegnamenti di Billy Meier sull’essenza dell’universo e della vita erano per loro travolgenti. Erano finalmente arrivati alla loro destinazione interiore e decisero di trasferirsi in Svizzera, per vivere vicino a Billy Eduard Albert Meier e alla sua “Freie Interessengemeinschaft für Grenz- und Geisteswissenschaften und Ufologiestudien” (FIGU, Free Community of Interests in Border Sciences, Liberal Arts, e studi ufologici).
Nella solitudine rurale Bickel continuò a trarre impressioni dallo spazio esterno della mente. Non come osservatore o commentatore obiettivo, ma come parte dello scenario presentato. Come se avesse vissuto esattamente lì prima o esistesse lì in un universo parallelo. Non sentiva di aver scelto i suoi soggetti, ma i suoi soggetti lo avevano scelto per essere catturati su carta. Bickel sorrise maliziosamente quando gli posi la domanda retorica da dove provengono tutte queste idee che si rivelavano nei suoi disegni e dipinti. Non gli piaceva parlare della sua arte e preferiva lasciare la parola alle sue opere. Sua moglie disse di lui: “Victor è senza limiti, nel senso che in qualche modo non è limitato nel suo pensiero. Per lui, tutto è possibile”.
Bickel scrisse anche poesie e queste contengono riferimenti a come i mondi pittorici gli sono arrivati e come li ha espressi. Nelle sue poesie ha parlato delle “visioni misteriose” a cui si è arreso, ha parlato del “tempio misteriosamente sommerso” che riposa profondamente nel “fondo marino interno della coscienza notturna”. Attraverso queste visioni si può risvegliare la ricchezza dell’esperienza di “innumerevoli incarnazioni”. Ha ricevuto immagini “dal Saggio Consiglio degli Invisibili”. In questo modo, la sua intuizione delle radici dell’umanità e della realtà di altri mondi gli divenne gradualmente certezza. Guidato da angeli e messaggeri degli dei, riconobbe nelle stelle la sua antica patria. Una volta descrisse un viaggio visionario nell’immaginario apocalittico, da cui alla fine una “dea della morte”.
In una poesia, scrisse che vuole scartare “lo spirito selvaggio” che ci lega al mondo esterno in modo che l’“anima angelica senza tempo” possa risplendere. Come William Blake, sperava di essere risparmiato dal potere ingannevole dell’occhio fisico e di ottenere quella visione mistica della vera essenza delle cose quando l’immaginazione umana non è più limitata dai sensi.
© 2019 Elmar R. Gruber

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